LA CANNA ROTTA E IL LUCIGNOLO FUMANTE

Richard Sibbes

Egli non triterà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante, finché non abbia fatto trionfare la giustizia

Matteo 12:20

 

INDICE

Prefazione all’edizione Italiana
Al lettore

1.    Spiegazione e divisione del testo
2.    Spiegazione delle espressioni
3.    Cristo non frantumerà la canna rotta
4.    I segni della vera umiliazione e la diversa intensità delle afflizioni
5.    Nel principio della vita cristiana la grazia è poca
6.    La grazia è presente in un cuore corrotto
7.    Cristo non renderà vano un inizio debole e stentato
8.    I pastori devono agire con discrezione con chi è all’inizio della vita cristiana
9.    Anche chi è in autorità deve agire con discrezione verso i più deboli
10.    Criteri per capire se noi siamo dei lucignoli che Cristo non spegnerà
11.    Segni di un lucignolo fumante che Cristo non spegnerà
12.    Come rimuovere quei dubbi che ostacolano il nostro conforto
13.    Atteniamoci ai nostri doveri nonostante la debolezza
14.    I nostri doveri e lo scoraggiamento
15.    Infermità, scrupoli e come riacquistare la pace perduta
16.    Non crediamo a Satana quando ci presenta una falsa immagine di Cristo
17.    Un richiamo a quelli che peccano contro la misericordia di Cristo
18.    Cristo farà trionfare la giustizia
19.    Cristo regnerà nei nostri cuori con mansuetudine e dolcezza
20.    Cristo regna con giustizia e sapienza
21.    Dove c’è vera sapienza e ordine Cristo regna
22.    Il regno di Cristo è vittorioso
23.    Evidenze e direttive
24.    Un appello universale a schierarsi dalla parte di Cristo
25.    Il regno di Cristo si dimostrerà vittorioso al cospetto di tutti
26.    Solo Cristo può far trionfare questo regno
27.    Non si può ottenere la vittoria senza conflitti
28.    Andiamo avanti senza scoraggiarci perché la vittoria è nostra

 

PREFAZIONE ALL'EDIZIONE ITALIANA

Nel 1949, il noto predicatore londinese Martyn Lloyd-Jones attraversò un difficile periodo di prova spirituale che lo umiliò profondamente. Tale esperienza gli diede occasione di riflettere sulla superficialità del cristianesimo evangelico contemporaneo. In seguito, egli confessò che in questa occasione giunse a disperare di se stesso come mai prima, a vedere più chiaramente la corruzione del cuore umano e il problema dell’orgoglio che ognuno di noi si porta dentro.

Un libro che si trovava nel suo studio, gli fu di grande aiuto in questo periodo. Quel libro è lo stesso che adesso si trova nelle mani del lettore, La canna rotta e il lucignolo fumante, del predicatore Inglese del XVII secolo, Richard Sibbes. Martyn Lloyd-Jones era d’accordo con Sibbes quando diceva: «Dopo la conversione è necessario continuare a sperimentare l’umiliazione, affinché il peccatore si renda conto sempre di più di essere soltanto una canna. Infatti, anche dopo la conversione, nei nostri cuori è presente un residuo di corruzione e spesso ci illudiamo di essere delle querce, mentre, in realtà, viviamo soltanto perché le compassioni di Dio si rinnovano ogni mattina». Il “Dottore”, com’era affezionatamente conosciuto, non dimenticò mai questa esperienza, né l’aiuto che ricevette dalla lettura del libro di Sibbes. Egli disse che questo scritto gli aveva dato “pace, calma, conforto, incoraggiamento e guarigione”.

Benjamin Brook, nel suo famoso libro Lives of the Puritans (Profili di Puritani), descrive Richard Sibbes come “un teologo eccellente”. Con questo termine, nell’Inghil­terra di quel tempo s’indicava un predicatore del Vangelo sano e fedele. In quell’epoca l’Inghilterra e la Scozia furono benedette da una galassia di grandi uomini di Dio. I loro nomi e i loro scritti sono conosciuti e stimati non solo per l’eccellenza dell’insegnamento, ma altresì per la santità della loro condotta. Nel corso degli ultimi anni, a seguito di una notevole opera editoriale, gli scritti dei Puritani hanno cominciato ad essere conosciuti ed apprezzati anche in altre nazioni, specialmente in Gran Bretagna ed in America.

Richard Sibbes nacque nel 1577 a Suffolk, in una regione dell’Inghilterra conosciuta con il nome di East Anglia, situata a nord di Londra. Studiò all’Università di Cambridge, dove conseguì varie lauree. Fu grandemente stimato per la sua istruzione. Dio, però, aveva in vista qualcosa di più nobile per la sua vita. Lo strumento che Dio usò per convincerlo del suo peccato e del bisogno di ottenere misericordia da Dio, fu la fedele predicazione di Paul Baynes, a Cambridge. Dopo essersi convertito a Cristo, dedicò la sua vita al ministero della Parola di Dio, divenendo un predicatore del Vangelo nella Chiesa d’Inghilterra Protestante e Riformata.

La fama e il successo di Sibbes come predicatore crebbero rapidamente. Nel 1618, due anni dopo la morte di William Shakespeare, fu scelto per predicare in una chiesa di Londra dove la classe dotta e i ricchi del tempo venivano ad ascoltarlo con grande interesse. Fu in quel luogo che egli continuò a predicare la Parola di Dio fino alla sua morte. Nell’esercizio della sua chiamata, Sibbes fu benedetto nel vedere tanti credenti aiutati dalla sua predicazione, mediante la quale molti inconvertiti giunsero a riporre la propria fede nel Signore Gesù Cristo.

Sibbes visse abbastanza da vedere molti dei suoi sermoni pubblicati. Tra questi, nel 1630, fu pubblicato anche La canna rotta e il lucignolo fumante. Sibbes morì il 5 Luglio 1635, all’età di cinquantasette anni.

Il Puritanesimo fu un grande movimento suscitato da Dio alla fine del XVI secolo, che continuò fino al secolo successivo. La Regina Elisabetta I salì al trono subito dopo la Riforma del 1558. Pur essendo di convinzioni protestanti, non volle che la Chiesa Anglicana, della quale era politicamente a capo, fosse purificata dalle varie tradizioni e rituali che l’avevano caratterizzata fin dal Medioevo. Volle mantenere i vescovi diocesani, i paramenti ecclesiastici, il segno della croce nel battesimo ed altre usanze simili che molti membri della Chiesa d’Inghilterra consideravano superstizioni incompatibili con una chiesa davvero riformata. Coloro che durante il regno di Elisabetta tentarono di riformare la chiesa in Inghilterra, furono soprannominati, ingiuriosamente, Puritani.

Quando i predicatori Puritani compresero che il potere regale era troppo forte perché potessero compiere una vera riforma, indirizzarono le loro forze in un’altra direzione. Essi iniziarono ad impiegare le loro energie predicando ed esponendo delle “lezioni” sulla dottrina cristiana, insistendo sulla necessità di vivere una vita santa in ubbidienza alla Parola di Dio. Il Puritanesimo aspirò, come pochi altri movimenti che lo hanno preceduto o seguito, a suscitare una società che viveva nel timore di Dio.

Richard Sibbes apparteneva a quella classe di guide spirituali che si preoccupavano di predicare le dottrine della Bibbia e i doveri che essa impone, al fine di promuovere la santità di vita cristiana nella nazione. Per effetto della loro opera, in alcune parti dell’Inghilterra e principalmente a Londra, fiorì il timore di Dio. In seguito, Sibbes fu considerato un predicatore Puritano modello da coloro che camminarono lungo i sentieri della fede. Il suo nome e il suo ministero furono grandemente stimati da uomini dello stesso spirito che, nel XVII secolo, appartennero alla seconda e terza generazione di Puritani. Menzionare i nomi di Thomas Watson, John Owen, Stephen Charnock, Thomas Goodwin, Thomas Manton, John Bunyan ed altri ci fa ricordare che “in quel tempo c’erano sulla terra i giganti”!

L’influenza del Puritanesimo continuò in Inghilterra fino all’anno 1662, allorché ci fu la famosa Great Ejection, a causa della quale circa duemila predicatori Puritani furono obbligati ad abbandonare le chiese che avevano servito e persero il sostentamento necessario alle proprie famiglie.

Per comprendere la natura del movimento Puritano, è necessario capire che esso si distingue fondamentalmente dalle correnti monastiche e mistiche che sorsero durante il medioevo nell’ambito del Cattolicesimo Romano. Il Puritanesimo non volle essere un tentativo di fuga dal mondo. Non esaltò il celibato, né svalutò la famiglia o il lavoro secolare. Sulla base della Scrittura ed in accordo con la teologia delle confessioni di fede Riformate, i predicatori Puritani cercarono di imprimere nelle menti delle persone una visione biblica del mondo e della vita. È così che forgiarono il carattere di una nazione che negli anni a venire avrebbe assunto, per grazia di Dio, un ruolo di primo piano nel proclamare il Vangelo di Cristo al mondo.

I predicatori Puritani credevano che la Bibbia rivelasse un Dio assolutamente sovrano, ma altresì ricco in compassione e misericordia. Essi non limitavano la grazia di Dio ai sacramenti o all’opera dei ministri del Vangelo, ma insegnavano che lo Spirito di Dio applica personalmente la grazia alla vita dei credenti direttamente e come vuole. Incoraggiavano i peccatori a tornare a Dio esclusivamente in virtù della mediazione di Cristo. Affermavano che la grazia agisce nell’anima del peccatore producendo sempre gli stessi effetti: ricreando l’immagine di Dio che ha perduto, santificandolo, mettendo in lui amore per ciò che è buono e un desiderio di vivere per Dio in questo mondo. Il compito del predicatore è quello di guidare i peccatori a Gesù Cristo per la loro salvezza, annunciando loro la verità della Parola di Dio. Quando essi sono stati salvati mediante la fede, il predicatore ha il compito di condurre il gregge dei credenti in cielo. Il pastore  deve cibare e nutrire i credenti con la verità, finché Dio non li accoglierà con sé nella gloria. Fra le preziose esperienze dei cristiani in questa vita, ci sono la pace della coscienza e la certezza della salvezza.

Questo era l’insegnamento che caratterizzava la predicazione Puritana che, senza dubbio, è nella sua sostanza simile al contenuto della predicazione apostolica nella chiesa primitiva. I Puritani attribuivano molta importanza alla necessità che le persone prestassero grande attenzione alla fedele esposizione della Bibbia. È vero che spesso i loro sermoni erano lunghi, ma erano altresì eccezionalmente ricchi e salutari.

Un’altra particolarità dei Puritani è che consideravano ogni sorta di lavoro “secolare” come una chiamata divina. Perciò insegnavano ai credenti a svolgere ogni attività in questo mondo alla gloria di Dio. Inoltre, ponevano molta enfasi sull’importanza della famiglia ed insegnavano che essa costituisce la cellula fondamentale della società nella quale Dio ha posto tutti noi. Le famiglie dei Puritani, mattina e sera, dedicavano del tempo all’adorazione del Signore. Questi momenti erano dedicati alla lettura della Bibbia, al canto dei Salmi messi in rima e alla preghiera, che abitualmente era elevata dal capo famiglia.

I Puritani erano gente felice! Essi si dilettavano nei semplici piaceri che offre la vita, ma consideravano con orrore tutto ciò che la Bibbia proibisce. Certo non erano “assassini” del piacere e della gioia, ma credevano davvero agli avvertimenti della Parola di Dio. Per loro, il Signore era l’amico migliore, ma anche il nemico peggiore che un uomo possa avere! Essi santificavano il giorno del Signore ed erano abituati a ricordare a se stessi la brevità della vita e il bisogno di prepararsi, prima che per ogni altra cosa, per passare dal tempo all’eternità. I Puritani bramavano morire la morte dei santi; infatti ci hanno lasciato molte testimonianze di come molti credenti morirono nel conforto e nella speranza della vita eterna in Cristo Gesù.

Ciò che rende particolarmente pregiato questo discorso di Richard Sibbes, è il fatto che suggerisca dei consigli eccezionalmente utili ai cristiani che attraversano momenti difficili, prove e tentazioni. Sibbes spiega che, poiché il cristiano ha Dio dalla sua parte, deve aspettarsi che Satana faccia tutto ciò che è nelle sue possibilità per scoraggiarlo ed abbatterlo. Perciò è compito dei predicatori rialzare il credente afflitto, fortificandolo ricordandogli le promesse di Dio.

Ogni cristiano può cadere, rapidamente e facilmente, di fronte a problemi spirituali di vario tipo. Ad esempio, potrebbe avere un timore esagerato e servile di Dio che gli fa perdere la certezza del perdono e la gioia dell’adozione. Per questo motivo, gli scritti “sperimentali” dei predicatori Puritani si propongono di dare una mano d’aiuto a quei credenti deboli e travagliati, risollevandoli e riportandoli a godere la gioia della salvezza e della pace con Dio nello Spirito Santo.

Come si usava fare dai pulpiti in quegli anni, Sibbes inizia con un testo della Bibbia: «Egli non triterà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante, finché non abbia fatto trionfare la giustizia» (Matteo 12:20). Quindi, il predicatore procede nell’analisi del testo, spiegando ed, infine, applicando ai cuori dei credenti le consolazioni che contiene. Ricordiamo al lettore che i primi a beneficiare degli scritti Puritani come questo, non erano lettori, ma coloro che si recavano al culto pubblico per ascoltare la Parola. Questo libro, dunque, è composto da una serie di sermoni che avide folle ascoltavano nel luogo dove la chiesa si riuniva per adorare Dio.

Sono ormai trascorsi oltre trecentosessanta anni da quando la voce di Richard Sibbes si dileguò nel silenzio, ma “benché morto, egli parla ancora” a noi, oggi. La sua generazione amò la sua predicazione, come si deduce dal fatto che i suoi contemporanei lo chiamavano “Sibbes, il medico celeste” o anche “il distillatore celeste”. In effetti, la predicazione di Sibbes è colma di ricche benedizioni, come potranno rendersi conto i lettori timorati di Dio. Qualcuno disse di lui: «Il cielo era in lui prima ancora che lui fosse in cielo!» I suoi scritti sono spirituali, in grado di arricchire ed abbellire l’anima. Essi ci guidano al Signore Gesù Cristo, il Salvatore ricco in benignità e compassione, che può salvare appieno coloro che credono in lui!

L’esperienza di Martyn Lloyd-Jones nel 1949, oggi è condivisa da migliaia di persone in tutto il mondo. Costoro hanno fatto tesoro degli scritti Puritani e così hanno compreso che molti aspetti della religione antica e moderna, sono pieni di vacuità! Inoltre, come lui, hanno scoperto che per conoscere meglio Dio è necessario vedere il male che c’è dentro i nostri cuori e giungere ad aborrire il nostro orgoglio. Il Signore “piega” il suo popolo, ma non lo “distruggerà”! Dio “non spegnerà il lucignolo fumante”!

Oggi, nel mondo intero, assistiamo ad un rinnovato interesse nei confronti della spiritualità e del ministero dei Puritani. Questa sembra una contraddizione! In un’epoca in cui la vera spiritualità è in gran parte sepolta sotto una montagna di pensiero scientifico, tecnologico ed umanistico, ci sono migliaia di persone che si stanno rivolgendo ai teologi Puritani al fine di far propria la loro visione della vita.  Tutto ciò non è un caso, anzi dimostra che, come disse Agostino tanto tempo fa, lo spirito dell’uomo è inquieto finché non trova riposo in Dio.

La preghiera degli editori è che molti, leggendo la versione Italiana del classico di Richard Sibbes, possano trovare quel riposo e gioire in Dio. La pace e la gioia della salvezza sono realtà che vanno gustate e sperimentate in questa vita. La Bibbia insegna che dobbiamo trovare la piena certezza dell’amore di Dio proprio ora, in questa vita. Non dobbiamo brancolare nel buio per giungere ad una vera conoscenza di Dio, né vivere nell’incertezza senza la vera speranza che saremo accolti nel regno dei cieli per mezzo di Cristo. Dio dona grazia, pace e piena certezza a coloro che lo cercano con tutto il cuore. Se il lettore ha dei dubbi riguardo a queste cose, legga e consideri attentamente quanto segue.

Maurice Roberts
Inverness, Scozia

 

CAPITOLO CINQUE
Nel principio della vita cristiana la grazia è poca

La seconda parte del nostro testo afferma che Dio non spegnerà il lucignolo fumante che sta per estinguersi, ma, al contrario, lo alimenterà fino a farlo diventare una fiamma ardente. Quando le lampade cominciano e spegnersi la luce diviene fioca e cominciano a produrre molto fumo.

In colui che si è convertito da poco, la grazia dimora insieme a molta corruzione. La sua condizione spirituale è simile a quella del lucignolo fumante: in lui vi è una luce molto tenue che illumina molto poco e per di più la presenza del peccato, come un denso fumo, ottenebra il suo cuore. Ci sono diversi gradi di maturità nel corso della vita cristiana. Alcuni credenti possono essere paragonati a bambini, altri a giovani, altri ancora ad adulti. Nel principio la grazia è come “un granello di senape” (Matteo 17:20), ma, passo dopo passo, colui che è una nuova creatura in Cristo cresce fino a raggiungere la piena maturità. Non c’è nulla di più piccolo come la grazia, al suo inizio; allo stesso modo in cui nulla al mondo è più glorioso della stessa grazia giunta a maturità. L’uomo, sebbene sia la più perfetta delle creature, giunge alla perfezione molto lentamente. Sono le più infime creature che, come i funghi o il ricino di Giona, crescono in una notte e, in un istante, svaniscono.

Una “nuova creatura”, invece, che è tra le cose più nobili del mondo intero, cresce lentamente e per gradi. Perfino la natura c’insegna che le querce maestose si sviluppano da una piccola ghianda. L’esperienza dei cristiani è simile a quella di Cristo, il quale si presentò al mondo come “una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo” (Isaia 53:2). Le sue origini furono umili, ma “l’uomo di dolore” fu poi sovranamente innalzato! Gli alberi di giustizia non sono creati da Dio come quelli dell’Eden che, fin dal principio, furono fatti perfetti. Il germe di tutte le creature, che adesso vediamo bellissime, al principio era nascosto nel caos e nella massa informe e vuota dalla quale Dio le fece sorgere. In se stessi, i piccoli semi delle piante contengono già il tronco, i rami, i fiori ed il frutto. Così, il “seme incorruttibile” che è stato “piantato in noi” contiene già tutti i frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Cristo e la grande fiamma dell’amore per Dio e dello zelo per il Vangelo si sviluppa da un lucignolo fumante.

Non ci scoraggiamo, dunque, se nel principio della vita cristiana la grazia è poca. Pensiamo, piuttosto, che siamo stati eletti in Cristo “prima della creazione del mondo, perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui” (Efesini 1:4). Dobbiamo guardare al faticoso inizio del nostro pellegrinaggio, considerandolo uno stimolo ad andare avanti verso la perfezione ed una realtà che serve a mantenerci umili. Quando siamo scoraggiati, pensiamo che l’opera che Dio ha cominciato in noi sarà portata a termine (Filippesi 1:6). Infatti, il Signore ci apprezza per ciò che saremo, per ciò cui siamo stati eletti (Romani 8:28) e non per ciò che siamo oggi. Anche noi chiamiamo “albero” una pianticella, perché sappiamo che crescerà. Ricordiamoci che Dio non disprezza “il giorno delle piccole cose” (Zaccaria 4:10). Cristo non le disprezza e gli angeli santi non disdegnano di prestare assistenza ai piccoli, che sono tali, tanto ai loro occhi che a quelli del mondo.

Tuttavia, anche se nel principio della vita cristiana la grazia è poca, essa è molto forte e preziosa. Cristo ha dato valore a luoghi e persone che erano disprezzati. Betlemme, ad esempio, era la più piccola fra le migliaia di Giuda (Michea 5:2; Matteo 2:6); eppure essa diede i natali a Cristo. Il secondo tempio non fu esteriormente maestoso come il primo, però la sua gloria fu maggiore perché il Signore del tempio, cioè Cristo, vi entrò (Aggeo 2:9). La pupilla dell’occhio, pur essendo così piccola, scruta cose molto grandi come il cielo. Una perla, sebbene sia di dimensioni molto ridotte, ha molto valore. Così, nel mondo, non v’è nulla che abbia più valore di un po’ di grazia nel cuore!