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Ma che c'entra Darwin? Un dialogo amichevole sull'evoluzione

R.C. NEWMAN & J.L. WIESER

Recensione pubblicata su "Il Corriere del Sud", anno XXII, 01/2013, p. 5

L'editore Alfa & Omega di Caltanissetta e l’AISO, Associazione Italiana per lo Studio delle Origini di Milano, si stanno dedicando da molti anni a fare chiarezza sulle teorie evoluzioniste con la stampa di testi che affrontano il tema in modo chiaramente critico, con argomenti logici e scientifici assai convincenti. Al ricco catalogo sul dibattito evoluzionista, consultabile sul sito www.alfaomega.org, si è aggiunta in questi giorni una nuova pubblicazione Ma che c’entra Darwin? un dialogo amichevole sull’evoluzione di Robert C. Newman & John L. Wiester con Janet & Jonathan Moneymaker – (revisione di Stefano Bertolini), pp.158, €12,50. Il libro è una novità editoriale perché gli argomenti sono trattati quasi interamente a ‘fumetti’ integrati da note esplicative e richiami ai principi logici per affrontare la discussione sulle varie problematiche. I disegni sono molto piacevoli e calzanti come i due protagonisti, il prof. Tuttodire, sostenitore del darwinismo e la professoressa Facciodomande, che propone prove a favore della progettazione intelligente della natura. A questi si aggiungono i famosi investigatori Holmes e Watson simpaticissimi nel risolvere ‘il mistero dei fossili mancanti’, un episodio esilarante e insieme istruttivo. “… È un errore enorme – ammonisce Holmes ad un certo punto - formulare ipotesi prima di conoscere i fatti, altrimenti si inizia a distorcere i fatti per farli rientrare nelle ipotesi invece di cambiare le ipotesi per combaciare con i fatti”. L’impostazione di metodo è logica fin dall’inizio del dibattito. Infatti la professoressa Facciodomande molto opportunamente chiede che prima di tutto ci sia una definizione e un accordo sul significato del termini che saranno utilizzati. In proposito ci sia consentito fare un’appunto sull’uso del termine ‘microevoluzione’: questo, seppur assimilato nella spiegazione a variazione, richiama un evoluzionismo temperato non rispondente ai fatti.

Nelle pagine successive la professoressa Facciodomande usa il termine variazione che è più appropriato e non è ideologicamente fuorviante. È forse opportuno richiamare il pensiero di Darwin sull’argomento: “ Se si potesse dimostrare l’esistenza di un qualsiasi organo complesso che non abbia potuto essere formato attraverso modificazioni numerose, successive, lievi, la mia teoria dovrebbe assolutamente cadere” (Charles Darwin, L’origine delle specie, Torino, 1967, pag. 272). Ma a parte il rilievo su microevoluzione/variazione il volume merita ampia diffusione anche per l’approccio simpatico e veramente rispettoso. Si presta bene alle discussioni scolastiche che avrebbero l’opportunità cosi di affrontare temi controversi con educazione e logica. Forse per qualcuno potrebbe essere occasione di un cammino nuovo verso la Verità e la libertà.

Per sottolineare l’importanza delle ‘chiavi di logica’ può essere utile ricordare queste parole del Card. Giuseppe Siri: «Tutte queste ossa (nelle quali il grande naturalista Cuvier non volle mai riconoscere dei dati favorevoli all’evoluzionismo), supposto che con esse e con oneste illazioni si possa arrivare a costruire lo scheletro di un vertebrato di poco dissimile dall’”homo sapiens”, dimostreranno che nella scala degli esseri esiste un numero di più, ma non è affatto dimostrato che, essendoci un A, A sia diventato B. Che si deve dimostrare è il passaggio, nessuna grande rassomiglianza autorizza ad affermare la trasformazione. Qui si tratta di logica. Qui abbiamo l’altro grande punto critico dell’evoluzionismo, che ha fondato la sua dimostrazione sedicente scientifica proprio su questo salto di natura illogica. La logica va applicata egualmente in tutte le scienze in modo che un non qualificato in una determinata scienza, non può aprire bocca nelle affermazioni che la riguardano, ma può accorgersi, se è istruito in logica, quando una determinata premessa è o non è in grado di generare quella conseguenza o conclusione. La prima regola di qualunque ragionamento resta sempre: “Latius hos quam praemissae conclusio non vult”. (cit. in Cristianità, Anno XI, n.95, 1983).

Andrea Bartelloni



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