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La persona e l'opera di Cristo2

BENJAMIN B. WARFIELD

Recensione pubblicata su «Riforma» del 5 aprile 2002, p. 5

Fino a pochi mesi fa l’opera di Benjamin B. Warfield (1851-1921) era nota solo a pochi specialisti della storia del pensiero cristiano. Grazie all’ambizioso progetto dell’editore Alfa & Omega e dell’Istituto di formazione evangelica e documentazione (IFED) di Padova, i più importanti scritti di Warfield sono oggi disponibili anche in italiano. Tra questi il volume La persona e l’opera di Cristo rappresenta una sorta di summa del pensiero del teologo di Princeton. L’approccio sistematico di Warfield é caratterizzato da una solida base esegetica; alcuni passi del suo libro sembrano, infatti, più note esegetiche che teoremi sistematici. Su questa base l’autore poggia una esposizione che attinge a piene mani anche dal patrimonio della teologia cristiana dei primi quattro secoli.

Warfield si schiera chiaramente contro la teologia liberale, in particolare contro la scuola di von Harnack. Tale polemica è particolarmente evidente nell’articolo L’essenza del cristianesimo e la croce di Cristo (pp. 477-535). La tesi cristologica che unisce tutti e undici i contributi contenuti nel volume è sostanzialmente alquanto semplice: tutta la Scrittura dell’Antico e del Nuovo Testamento attesta un’unica storia della salvezza centrata su Gesù Cristo. In quest’ottica non sono tanto le formulazioni dogmatiche dei concili di Nicea e di Calcedonia a determinare la fede cristiana, ma la Scrittura stessa che si esprime nelle formulazioni dogmatiche. Sia la verità da confessare sia lo spazio teologico da esplorare sono dunque circoscritti dalla cristologia classica che non è una mera dogmatica bensì una cristologia biblica.

Da tale tesi deriva una forte contestazione dei presupposti che stanno alla base della ricerca sul cosiddetto Gesù della storia. Il teologo americano preferisce parlare del Cristo storico (pp. 19-52), insistendo fortemente sul fatto che anche sul piano metodologico il nome e la persona di Gesù non possono essere separati dalla figura del Cristo Salvatore, figlio di Dio. Pertanto, qualsiasi tentativo di separazione, secondo Warfield, dovrebbe essere visto come un tentativo di sbilanciare il perfetto equilibrio dell'unione ipostatica tra natura umana e natura divina. Nell’ottica di Warfield l’opera salvifica compiuta da Dio in Cristo e per mezzo di Cristo non può essere ridotta esclusivamente alle sue conseguenze etiche, oppure vista solo in una prospettiva escatologica. L’etica e l’escatologia trovano la loro giusta disposizione solo nel quadro di una soteriologia che ammetta la dimensione ontologica della saIvezza, in altre parole, il primato della grazia che trasforma l’intero essere umano.

La lettura del volume La persona e l'opera di Cristo non è facile. La difficoltà sta principalmente nel fatto che esso è costruito da diversi contributi, raccolti secondo un criterio tematico. Un’altra difficoltà può scaturire dal fatto che diversi autori e alcuni dibattiti teologici citati da Warfield sono oramai superati. Non esiste, e non può esistere, nel pensiero di Warfield alcun riferimento alla teologia di Barth. Tuttavia l’eccellente traduzione italiana e le note particolarmente curate rendono la lettura del volume abbastanza proficua, consentendo di fissare bene le basi bibliche di una cristologia non necessariamente uguale a quella proposta da Warfield.

Pawel Gajewski

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