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Il retaggio della suprema gioia

JOHN PIPER

Recensione pubblicata su «Lux Biblica», 35, 2007/1 pp. 129-130

È tragico costatare che per molti cristiani oggi la grazia sia una dottrina molto prima di essere un'esperienza. Per l’africano Agostino, il tedesco Lutero ed il francese Calvino, non era così. La grazia era per loro in primo luogo un'esperienza di gioia. John Piper, usando un'immagine di Eraclio (assistente di Agostino), parla del «canto di grazia dei cigni» al quale la chiesa ha bisogno di prestare ascolto.

Questo breve libro non ha la pretesa di essere un compendio della vita e delle opere di Agostino, Lutero e Calvino, ma di ripercorrere in ognuno di loro il filo comune dell'esperienza della grazia. Piper racconta innanzi tutto il loro incontro con la gioiosa esperienza della grazia: Agostino in un giardino di Milano, Lutero in uno studio e Calvino in un'università. Agostino sperimenta la gioia nella liberazione dalla schiavitù al peccato di concupiscenza sessuale; Lutero scopre la grazia nella corretta esegesi della «giustizia di Dio» in Romani 1:17; Calvino viene sopraffatto dalla maestà della Parola di Dio. Erano certamente tre uomini imperfetti: Agostino nella sua incongruenza teologica tra grazia e dottrina della chiesa; Lutero, nella sua ricorrente oscenità e aggressività; Calvino nel triste episodio legato al martirio di Michele Serveto. Ma forse è proprio questa loro imperfezione che rende profonda la sensazione della grazia.

Dopo un'Introduzione, Piper dedica un capitolo a ciascuno dei tre «cigni». Nel capitolo conclusivo l'autore riassume quatto lezioni:

1) non facciamoci paralizzare dalle nostre debolezze;

2) nella battaglia contro il peccato impariamo il segreto della gioia;

3) contempliamo Cristo nella sua Parola per essere cambiati in modo soprannaturale;

4) facciamo sì che il nostro annuncio della grazia sia finalizzato alla gioia dei popoli.

Questo è un testo per tutti. Non è polemico, ma equilibrato ed edificante. La traduzione degli editori in lingua italiana è eccellente e scorrevole e ben si presta all'ascolto del «canto dei cigni».

Marvin Oxenham

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