Il Catechismo “minore” di Westminster, preparato da un autorevole consesso di pastori Puritani convocato a Londra nel 1643, fu originariamente pubblicato nel 1648. Il Catechismo è detto “minore” in quanto fu preparato per coloro “di capacità più debole”. L’assemblea di Westminster preparò anche un Catechismo “maggiore” per l’istruzione di coloro “più maturi nella conoscenza dei fondamenti della religione”. Con questa edizione in lingua italiana si offre, anche alle chiese evangeliche della nostra nazione, uno dei più importanti documenti prodotti dalla Riforma Protestante. Si potrebbe affermare, infatti, che solo la Bibbia stessa e, forse, il Pellegrinaggio del cristiano, abbiano influito in misura maggiore del Catechismo “minore” nella formazione del pensiero, della coscienza e del carattere del cristianesimo evangelico nei secoli XVII, XVIII e XIX.
A tale proposito, il teologo Benjamin Breckinridge Warfield, in un breve saggio in cui discute sull’origine e sul valore della domanda introduttiva, scrive: «La peculiarità di questa prima domanda e risposta del Catechismo di Westminster, consiste nella felice e concisa espressione con la quale è descritta l’intera concezione evangelica del significato della vita umana. Dico l’intera concezione evangelica, poiché non si rende giustizia a questa particolare concezione della vita se diciamo solamente che “lo scopo primario dell’uomo è glorificare Dio”. Ciò è certamente primario. Ma, secondo la concezione evangelica, l’uomo esiste non solo affinché Dio sia glorificato in lui, ma anche in modo che egli stesso possa dilettarsi in questo Dio glorioso»[1]. Ecco affermato, quindi, anche da una fonte autorevolissima, il valore emblematico di questo Catechismo, nell’ambito della letteratura evangelica.
Lo scopo di questa presentazione è, in primo luogo, quello di tracciare una breve sintesi storica su questo particolare metodo dell’istruzione cristiana, poi di spiegare quali siano e da dove abbiano tratto origine alcune particolarità di questa edizione del Catechismo e, infine, di affermare l’importanza del ritorno all’uso della catechesi nell’ambito evangelico e, in special modo, nelle famiglie cristiane. Lo faremo mostrando i vantaggi di questo metodo e fornendo alcuni suggerimenti pratici.
Cenni storici
Per “catechesi” si intende “l’istruzione a viva voce”. In questo senso, la “catechesi” è proprio il metodo ordinato da Dio già ad Abraamo (Genesi 18:19) e agli Israeliti redenti dalla schiavitù d’Egitto per tramandare, di padre in figlio, la verità intorno alla “vera religione” (Esodo 12:26; Deuteronomio 6:7).
Nei primi quattro secoli dell’era cristiana era normale che, per entrare a far parte della chiesa, si dovesse attendere ad un periodo d’istruzione che “serviva a due scopi: permetteva al candidato (il catecumeno) di decidere con maggiore consapevolezza sul desiderio di ricevere il battesimo cristiano e dava alla chiesa la possibilità di verificare (per quanto possa consentirlo il discernimento umano) la genuinità della sua conversione”[2]. Parlando di istruzione catechetica nella chiesa antica, non ci riferiamo ad alcuna forma “standard” di domande e risposte. Piuttosto, in quel periodo, essa “consisteva in lezioni sulle dottrine cristiane esposte a coloro che si preparavano al battesimo, oppure in scritti adatti ai neoconvertiti”[3].
La pratica di istruire i cristiani, prima di ammetterli alla comunione della chiesa mediante il battesimo, venne meno quando, di fronte alle “conversioni” delle masse pagane d’Europa, la chiesa cominciò a battezzare i bambini e, quindi, ad accogliere nel suo seno persone inconvertite. È in questa epoca (V – VI sec.), infatti, che la superstizione prese il posto della sana dottrina. L’istruzione dei ragazzi sulle fondamentali verità cristiane divenne appannaggio dei “padrini” o delle “madrine” e, con l’affermarsi della pratica della confermazione, la procedura normale divenne quella di “esaminare il livello di conoscenza dei punti fondamentali della dottrina cristiana”[4]. Fu così che l’istruzione, che spesso si limitava soltanto alla ripetizione a memoria del Credo apostolico, del Padre nostro e del Decalogo, sostituì la conversione biblica.
Questa situazione cambiò con la Riforma Protestante del XVI secolo, quando fu recuperata la consapevolezza dell’importanza della catechesi. Nella terza decade del 1500, in Germania e in Svizzera, cominciarono ad apparire i primi catechismi. Lutero ne scrisse due, uno dei quali più semplice e destinato all’istruzione dei fanciulli, nel 1529. Giovanni Calvino, nel 1537, preparò e pubblicò un catechismo (non in forma di domande e risposte), che è un compendio della sua Istituzione della religione cristiana del 1536. Benjamin Warfield, nel saggio già menzionato, dimostra la tesi che l’Assemblea di Westminster, nell’elaborare la prima domanda, abbia attinto da questo Catechismo preparato dal Riformatore di Ginevra. Nel 1542, dopo il suo ritorno a Ginevra, pubblicò il Catechismo Ginevrino, costituito da 373 domande e risposte. Proprio il contenuto del Catechismo Ginevrino del ’42 ha fornito la struttura portante e sta alla base, come opera di riferimento, di tutti gli altri catechismi Riformati.
L’edizione italiana
L’edizione italiana del Catechismo “minore” che presentiamo, è la traduzione di quella pubblicata nel 1991 negli Stati Uniti dal titolo The Shorter Catechism, a Baptist Version[5]. Nella prefazione di questa edizione originale in Inglese si leggono le seguenti spiegazioni:
I Battisti[6]
hanno mostrato il loro sentito accordo al Catechismo
“minore” ed hanno desiderato che le verità che vi sono espresse fossero
insegnate anche nelle loro chiese. Così, introducendo soltanto alcune
alterazioni su questioni minori, hanno pubblicato vari catechismi tenendo come
base il Catechismo “minore”, il più notevole dei quali è il Keach’s
Catechism, pubblicato nel 1693[7].
L’attuale edizione del Catechismo è pubblicata col medesimo desiderio, poiché è
sempre maggiore il numero di quei cristiani che sono tornati ad apprezzare i
“sentieri antichi” battuti dai loro antenati, i Riformatori e i Puritani, ma
che hanno convinzioni battiste. Pertanto, pur rimanendo inalterata la maggior
parte del Catechismo, sono state aggiunte alcune domande, mentre altre sono
state modificate in modo da: (1) esprimere la prospettiva Battista piuttosto
che quella originale pedobattista; (2) offrire maggiore chiarezza su alcune
verità importanti, usando come guida il Catechismo “maggiore” di Westminster;
(3) includere affermazioni dottrinali ortodosse su quelle verità che oggi sono
poste sotto assedio e alle quali, nel documento originale, non si fa alcun
riferimento, oppure ve ne sono soltanto di indiretti. In particolare, le
differenze sono le seguenti:
- È stata aggiunta la domanda n. 4 per asserire
in modo esplicito la dottrina dell’infallibilità e dell’inerranza della
Scrittura;
- La domanda n. 13 descrive in modo più ampio
la posizione speciale nella quale Dio pose l’uomo nell’ordine creato e usa un
linguaggio corrispondente a quello della domanda n. 18;
- La domanda n. 27 descrive l’ufficio regale di
Cristo in modo più completo e impiega il linguaggio della domanda n. 45 del Catechismo
“maggiore”;
- Nelle domande da 30 a 32 è stato incluso il
ruolo di Dio Padre nell’applicazione della redenzione come fa nella domanda n.
67 il Catechismo “maggiore”;
- Sono state aggiunte le domande n. 39 e 41,
tratte dal Keach’s Catechism (lì contrassegnate con i numeri 42 e 43),
allo scopo di affermare il futuro tremendo dei malvagi alla loro morte e nel
giudizio;
- Le domande n. 88 e 89 sono state alterate;
- Sono state aggiunte le domande n. 92 e 93
allo scopo di separare e distinguere tra l’ubbidienza associata alla
conversione, richiesta ai peccatori, e quella associata alla vita cristiana,
richiesta ai santi;
- Il linguaggio impiegato nelle domande n. 92 e
93 è adattato dal Catechismo “maggiore” (lì contrassegnate con i numeri
61, 79, 80);
- Le domande dal n. 101 al 103 sono state
tratte dal Keach’s Catechism (lì contrassegnate con i numeri 98-100),
dove si afferma che si devono battezzare i credenti e non i bambini e dove è
anche descritto il modo corretto in cui il battesimo deve essere amministrato:
non per aspersione, ma per immersione;
- La domanda n. 106, che riguarda la preghiera,
è stata ampliata usando, come guida, le parole del Catechismo “maggiore”
(lì contrassegnata con il numero 178).
In
alcuni casi, dove nell’originale erano usati dei pronomi personali, sono stati
impiegati dei riferimenti diretti agli “eletti”, ai “peccatori”, al “popolo di
Dio” o ai “cristiani”, al fine di renderne più chiaro il senso.
Infine, la presente
edizione conserva la maggior parte dei “testi prova” apparsi nell’edizione del
1648. Alcuni sono stati omessi o sostituiti con altri, poiché poco chiari o
deboli nel sostenere la verità che si intendeva affermare. Sono stati anche
sostituiti o aggiunti altri testi biblici a sostegno delle domande modificate o
inserite.
L’importanza e l’uso del Catechismo
Per concludere, vorremmo spendere poche parole per raccomandare vivamente ai pastori evangelici e ai genitori cristiani non solo di studiare attentamente e con diligenza questo Catechismo, ma anche di dedicarsi con zelo e fedeltà ad insegnarlo.
Giovanni Calvino, in una lettera privata scrisse: «La chiesa non si conserverà mai senza catechismo, poich’esso è come la semenza per far sì che il buon grano non perisca, ma si moltiplichi d’età in età. E perciò se desiderate costruire un edificio di lunga durata e che non rovini in breve tempo, fate sì che i fanciulli siano istruiti con un buon catechismo, che mostri brevemente ed in modo loro comprensibile ov’è il vero cristianesimo»[8]. Richard Baxter, nella sua opera immortale The Reformed Pastor, raccomanda ad ogni pastore “risvegliato” di compiere opere di carità. In particolare suggerisce: «Andate dai poveri e vedete di cosa hanno bisogno e mostrate loro la vostra compassione tanto per la loro anima quanto per il loro corpo. Comprate per loro un Catechismo ed altri piccoli libri che possono loro fare del bene. Fate in modo che vi promettano di leggerli con cura ed attenzione…»[9]. In particolare, tutta la seconda sezione del discorso di Baxter riguarda il compito del pastore di istruire personalmente e sistematicamente il popolo di Dio mediante il metodo della “catechesi”.
Tuttavia, sarà bene ricordare che la Scrittura attribuisce primariamente ai padri il solenne dovere di “allevare i figli nella disciplina e nell’istruzione del Signore” (Efesini 6:4) e, riguardo al modo in cui questo dovere dev’essere svolto, l’apostolo afferma: «Come fa un padre con i suoi figli, abbiamo esortato, confortato e scongiurato ciascuno di voi…» (I Tessalonicesi 2:12).
Pertanto, è su noi padri che ricade primariamente la responsabilità dell’adorazione di Dio in famiglia e dell’istruzione di ogni membro che la compone. Imparare a memoria il Catechismo sarà senza dubbio faticoso. Dedicarsi con diligenza a comprenderlo in ogni sua parte, a spiegarlo facendo sì che i bambini lo memorizzino in modo sempre più preciso, fino a riuscire a ricordare anche i testi biblici correlati ad ogni risposta, è un’impresa che richiede anni di impegno. Ma nessuna vera ricchezza si accumula senza fatica! È questo il modo in cui “insegneremo al ragazzo la condotta che deve seguire” e potremo così nutrire la speranza che “anche quando sarà vecchio non se ne allontanerà” (Proverbi 22:6). Se guardando ai nostri figli li considereremo biblicamente, ossia come delle preziose creature di Dio, dotate di un’anima razionale, ma anche di una natura corrotta e malvagia, troveremo che la “sublime semplicità”, la logica stringente e la correttezza dottrinale di questo strumento, unite al nostro impegno, alle nostre lacrime e alle nostre preghiere, con la benedizione di Dio risulteranno per la loro salvezza.
La pubblicazione del Catechismo “minore” di Westminster in Italiano è accompagnata dalla preghiera del popolo di Dio, affinché quest’albero di vita possa portare frutto anche per la nostra nazione. Possa il Signore della messe compiacersi di fare in modo che sia così.
L’Editore
Prefazione
Lo scopo primario dell’uomo:
glorificare Dio e gioire in lui
Prima unità
L’ispirata Parola di Dio, le Scritture: l’unica
regola
della fede e della
condotta cristiane
I. La
sufficienza della Scrittura
II. L’affidabilità
della Scrittura
III. L’insegnamento principale della
Scrittura
Seconda unità
L’eterna gloria e le opere potenti di Dio:
la somma della fede
cristiana
I. La
dottrina di Dio
II. La
dottrina della creazione originale
A. La
dottrina della creazione
B. La
dottrina della provvidenza
C. La
dottrina del peccato
III. La dottrina della redenzione dal
peccato
A. Il compimento
della redenzione da parte di Cristo
B.
L’applicazione della redenzione nella vita cristiana
C. La
consumazione della redenzione nel mondo a venire
Terza unità
La volontà rivelata di Dio:
la somma dei doveri
del cristiano
Introduzione: l’identità generale del dovere dell’uomo
I. La
legge morale di Dio – I dieci comandamenti
Introduzione: la
priorità e la sintesi della legge morale
A.
Il concetto generale del Decalogo
B.
L’esposizione del Decalogo
C.
La trasgressione del Decalogo
II. Il
Vangelo di Dio
Introduzione: L’unicità e la necessità del Vangelo
A. Le
richieste del Vangelo di Dio – Conversione e perseveranza
B. Gli strumenti esteriori del Vangelo di Dio – I mezzi della Grazia (la Parola, i sacramenti, la preghiera)
[1] B. B. Warfield, The Works of Benjamin B.
Warfield, Grand Rapids, Baker Book House, 2000, volume 6, pp. 396-397.
[2] T. J. Nettles, Teaching Truth, Training
Hearts, the Study of Catechisms in the Baptist Life, Amityville, Calvary
Press, 1998, p. 16.
[3] D. F. Kelly, The Westminster Shorter
Catechism, in To Glorify and Enjoy God, a Commemoration of the
Westminster Assembly, Edinburgh, Banner of Truth, 1994, p. 104.
[4] T. J. Nettles, Teaching Truth, Training
Hearts, p. 16.
[5] Il lettore Italiano tenga presente che nel tradurre si è costantemente consultato il documento originale del 1647, contenuto in P. Schaff, The Creeds of Christendom, Grand Rapids, Baker Book House, 1983, volume 3, pp. 676-703. Inoltre è stata impiegata una versione in lingua moderna dello stesso, The Westminster Shorter Catechism in Modern English, curato da D. F. Kelly e P. Rollinson, Phillipsburg, Presbyterian and Reformed Publishing Company, 1986.
[6] Ovviamente, il riferimento è ai cosiddetti Particular Baptists, dei quali un famoso rappresentante di quell’epoca fu John Bunyan. I Particular Baptists confessavano le tipiche dottrine dei Riformatori, generalmente definite come “dottrine della grazia”.
[7] Benjamin Keach (1640-1704) fu pastore dal 1668 al 1704 della chiesa a Southwark (Londra). Questa è la chiesa di cui Charles Spurgeon divenne pastore nel 1854.
[8] J. Bonnet, Lettres françaises de Calvin, citato in G. Calvino, Il catechismo di Ginevra del 1537, Torino, Claudiana Editrice, 1983, p. 5.
[9] R. Baxter, The Reformed Pastor,
Edinburgh, Banner of Truth, 1974, p. 66.