UN CORDIALE DIVINO
Thomas
Watson
Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno.
Romani
8:28
INDICE
Prefazione
Introduzione
Capitolo 1
Le cose migliori cooperano al bene di quelli che amano Dio
1. Gli attributi di Dio
2. Le promesse di Dio
3. Le misericordie di Dio
4. Le grazie dello Spirito
5. Gli angeli di Dio
6. La comunione dei santi
7. L’intercessione di Cristo
8. Le preghiere dei santi
Capitolo 2
Le cose peggiori cooperano al bene di quelli che amano Dio
1. Il male dell’afflizione
2. Il male della tentazione
3. Il male della desolazione
4. Il male del peccato
Capitolo 3
Perché tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano
Dio
1. La ragione principale
2. Alcune deduzioni
Capitolo 4
L’amore per Dio
1. La natura dell’amore per Dio
2. Il fondamento dell’amore per
Dio
3. I vari aspetti dell’amore per
Dio
4. Le caratteristiche dell’amore
per Dio
5. I gradi dell’amore per Dio
Applicazione: un severo
rimprovero a coloro che non amano Dio
Capitolo 5
Le prove dell’amore per Dio
Capitolo 6
Un’esortazione ad amare Dio
1. Venti ragioni per amare Dio
2. Un’esortazione a preservare
l’amore per Dio
3. Un’esortazione ad accrescere
l’amore per Dio
Capitolo 7
La chiamata efficace
1. Una distinzione tra le
chiamate
2. La nostra deplorevole
condizione prima della chiamata
3. I mezzi che Dio usa nella
chiamata efficace
4. Il metodo di Dio nel chiamare
i peccatori
5. Le proprietà della chiamata
efficace
6. Il fine della chiamata
efficace
Applicazione: un’esortazione a
rendere sicura la nostra chiamata
Capitolo 8
Esortazioni a coloro che sono chiamati
1. Ammirare la grazia sovrana di
Dio
2. Avere pietà di coloro che non
sono chiamati
3. Camminare in modo degno della
chiamata
Capitolo 9
Il disegno di Dio
1. Il disegno di Dio è la causa
della salvezza
2. Il disegno di Dio è il
fondamento della nostra certezza
Nei
versetti precedenti, l’apostolo Paolo ha parlato delle grandi dottrine della
giustificazione e dell’adozione, che sono misteri così profondi che senza
l’aiuto dello Spirito Santo ci si smarrirebbe. Tuttavia, in questo versetto
l’apostolo tocca la corda che reca maggior conforto all’anima. In esso notiamo
tre parti principali:
PRIMO, un glorioso privilegio: “tutte le cose cooperano al
bene”.
SECONDO, gli individui ai quali è riservato questo
privilegio. Costoro sono identificati in due modi: “quelli che amano Dio”
e “i quali sono chiamati”.
TERZO, l’origine di questa chiamata efficace: “secondo il
suo disegno”.
Prima di
tutto, dunque, consideriamo il glorioso privilegio. Dobbiamo osservare
due cose: la certezza del privilegio, “sappiamo” e l’eccellenza del
privilegio, “tutte le cose cooperano al bene”.
1. La
certezza del privilegio, “sappiamo”.
Non è
una questione dubbia o incerta, né teoria o “desiderio”, ma una verità
evangelica evidente, certa e infallibile. Come gli assiomi e gli aforismi sono
evidenze per la ragione, così le verità della religione sono evidenze per colui
che possiede la fede. Sappiamo, dice l’apostolo. Sebbene il cristiano
non abbia una conoscenza perfetta dei misteri del Vangelo, pure possiede una
certa conoscenza: «Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro» (I
Corinzi 13:12). Quindi, pur non avendo una conoscenza perfetta, “noi tutti, a
viso scoperto” contempliamo (II Corinzi 3:18), pertanto abbiamo certezza. Il
cristiano può conoscere in modo infallibile il male del peccato e la bellezza
della santità e può sapere che si trova in uno stato di grazia: «Noi sappiamo
che siamo passati dalla morte alla vita» (I Giovanni 3:14).
Il
cristiano può sapere che andrà in cielo: «Sappiamo infatti che se questa tenda
che è la nostra dimora terrena viene disfatta, abbiamo da Dio un edificio, una
casa non fatta da mano d’uomo, eterna, nei cieli» (II Corinzi 5:1). Sulle
questioni che riguardano la salvezza, Dio non lascia il suo popolo
nell’incertezza. “Sappiamo”, afferma l’apostolo, intendendo che il cristiano è
giunto ad ottenere una santa fiducia: «Abbiamo lo Spirito di Dio e la nostra
esperienza come suggello». Pertanto non dubitiamo. Da dove proviene l’apostasia
se non dall’incredulità? Gli uomini prima mettono in dubbio la verità e poi
l’abbandonano. Oh, che lo Spirito di Dio non solo ci unga, ma che ci segni col
proprio sigillo (II Corinzi 1:22)
2.
L’eccellenza del privilegio, “tutte
le cose cooperano al bene”.
Cosa
potrà soddisfarci e renderci contenti se non questa verità? L’espressione
“cooperano” è come nel caso delle medicine. Seppure vengono mescolati vari
veleni, mediante la perizia del farmacista diverranno una medicina sovrana ed
opereranno per il bene del paziente. Allo stesso modo le varie circostanze
provvidenziali saranno santificate e temperate così da cooperare al bene dei
santi. Chi ama Dio ed è chiamato secondo il suo disegno, può star certo che
tutto ciò che è nel mondo servirà per il suo bene. Per quale ragione i
cristiani dovrebbero struggersi ed avvilirsi quando tutte le cose concorrono...
anzi “cospirano” per il loro bene?
Il
significato di questo testo è, dunque, il seguente: il modo in cui Dio
agisce verso i suoi figli, mediante speciali provvidenze, tornerà al loro bene,
poiché “tutti i sentieri del Signore sono bontà e verità per quelli che
osservano il suo patto e le sue testimonianze” (Salmi 25:10).
ESTRATTO DAL DAL CAPITOLO 1
Considereremo
prima quali cose cooperano al bene di quelli che amano Dio e, poi, mostreremo
come, sia le cose migliori sia quelle peggiori, concorrono al loro bene.
Cominciamo con le cose migliori.
1. Gli
attributi di Dio
La
potenza di Dio opera per il bene di quelli che lo amano. È una
potenza gloriosa ed è impiegata a favore degli eletti (Colossesi 1:11). La
potenza di Dio opera per il nostro bene per sostenerci nelle difficoltà: «Sotto
di te stanno le braccia eterne» (Deuteronomio 33:27). Da chi fu sostenuto
Daniele nella fossa dei leoni? Ed i tre nella fornace ardente? E Giona nel
ventre del pesce? Soltanto dalla potenza di Dio! Non è forse strano vedere
fiorire una canna rotta? Com’è possibile che un debole cristiano non solo
sopporti le afflizioni, ma perfino si rallegri in esse? Perché è sostenuto
dalle braccia dell’Onnipotente. Dio dice: «La mia potenza si dimostra perfetta
nella debolezza» (II Corinzi 12:9).
La
potenza di Dio opera per provvedere alle nostre necessità. Quando i mezzi vengono
meno, Dio crea il conforto. Come egli provvide del cibo al profeta Elia
mediante i corvi, così sosterrà il suo popolo: Dio farà durare “l’olio nel
vasetto” (I Re 17:14). La potenza di Dio sottomette la corruzione della nostra
natura: egli “metterà sotto i suoi piedi le nostre colpe” (Michea 7:19). Se il
nostro peccato è forte, Dio è più potente e schiaccerà il capo di questo
Leviatano! Se il nostro cuore è duro, Dio è capace di sciogliere questa pietra
nel sangue di Cristo! La potenza di Dio conquista i nostri nemici. Egli li
svergogna e spezza il loro orgoglio: «Tu le spezzerai con una verga di ferro»
(Salmi 2:9). La sua potenza è spiegata in favore della sua chiesa: «Te beato,
Israele! Chi è pari a te, popolo salvato dal Signore? Egli è lo scudo che ti
protegge, e la spada che ti fa trionfare» (Deuteronomio 33:29).
La sapienza di Dio opera per il bene di quelli che lo amano. La
sapienza di Dio c’istruisce. Il Signore è il “Dio potente”, ma anche il
“Consigliere ammirabile” (Isaia 9:5-6). Spesso siamo nelle tenebre, in
situazioni difficili e complicate e non sappiamo quale direzione scegliere. Ad
un certo punto, ecco che giunge la luce: «Io ti consiglierò e avrò gli occhi su
di te» (Salmi 32:8). I santi del Signore sono più lungimiranti del più scaltro
dei politici, essi vedono giungere il male e si nascondono, conoscono i sofismi
di Satana. La sapienza di Dio è la colonna di fuoco che li guida.
La
benignità di Dio opera per il bene di quelli che lo amano. La
benignità di Dio è il mezzo che ci rende migliori, in quanto la bontà di Dio
“spinge al ravvedimento” (Romani 2:4). Essa è il raggio di sole che scioglie in
lacrime il cuore. L’anima dirà: «Dio è stato così buono con me! M’ha tolto
l’inferno dal cuore ed io contristerò ancora il suo Spirito? Peccherò ancora
contro la sua bontà?» La bontà di Dio opera per il bene e produce ogni
benedizione. I favori che riceviamo sono le sorgenti argentee che scaturiscono
dalla bontà di Dio. L’attributo divino della bontà ci dona due tipi di
benedizioni: le benedizioni comuni a tutti gli uomini, che Dio largisce tanto
ai buoni quanto ai malvagi e che sono come la rugiada che bagna la rosa e i
rovi; le benedizioni speciali, che coronano l’anima e sono conosciute soltanto
dai santi. Il Signore ci “corona di bontà e compassioni” (Salmi 103:4).
ESTRATTO DAL DAL CAPITOLO 2
2. Il
male della tentazione
Anche il
male della tentazione coopera al bene dei credenti. Satana è chiamato
“Tentatore” (Matteo 4:3). Egli tende le sue imboscate ed è continuamente
all’opera per danneggiare i figli di Dio. Il Diavolo va attorno ogni giorno
perché non è stato ancora definitivamente messo in catene. È come un detenuto
in libertà vigilata ed è sempre pronto a tentare i santi. Certamente questa
situazione reca grande molestia ai figli di Dio. Ci sono tre verità che
dobbiamo tenere a mente sulle tentazioni di Satana.
a)
Il metodo di Satana nel tentare. Le tentazioni del Diavolo sono violente,
tanto che è chiamato “il gran dragone rosso” (Apocalisse 12:3). Il suo compito
è quello di dare l’assalto alla cittadella del nostro cuore umano, scagliandovi
contro pensieri blasfemi, tentandoci a rinnegare Dio. Questi sono i “dardi
infuocati” del Maligno (Efesini 6:16), che cercano di infiammare le nostre
passioni. Inoltre, consideriamo l’astuzia che usa nel tentare, tanto che
è chiamato “il Serpente antico” (Apocalisse 12:9). Ci sono cinque modi in cui
Satana dimostra tutto il suo perverso acume nel tentare.
I.
Egli tiene presente qual sia il temperamento e la costituzione fisica delle
persone, così da gettare le esche più adatte. Come un contadino, egli è un
esperto nella sua “arte” e conosce quale sia il seme migliore per ciascun tipo
di terreno. Satana non tenta gli uomini in modo contrario alla loro
inclinazione naturale e al loro carattere. Questa è la sua strategia: egli fa
sì che il vento e la marea si levino insieme, affinché il vento della
tentazione soffi secondo la direzione naturale della marea del cuore. Sebbene
il Diavolo non possa conoscere i pensieri degli uomini, pure sa riconoscere il
loro temperamento e in base ad esso escogita le sue macchinazioni. Ad esempio,
tenterà l’uomo ambizioso mediante una corona e il sanguigno mediante la bellezza.
II.
Proprio come un abile pescatore, egli aspetta il tempo opportuno per tentare e
getta l’amo al momento giusto, poiché sa quando i pesci abboccano più
facilmente. Generalmente, Satana ci tenta dopo che abbiamo compiuto un
dovere sacro, in quanto sa che tendiamo a sentirci più al sicuro dopo aver
fatto ciò che è giusto agli occhi di Dio. Quando abbiamo svolto con grande
solennità il nostro servizio a Dio, siamo indotti a credere che, ormai, avendo
fatto tutto ciò che ci era stato comandato, possiamo permetterci di essere
negligenti e lasciare che lo zelo e la serietà che abbiamo mostrato nel
passato, si allentino. Proprio come un soldato che, dopo aver combattuto, si
spoglia della propria armatura senza pensare che un nemico potrebbe
raggiungerlo mentre si rilassa, Satana sa attendere il tempo opportuno e,
quando meno ce lo aspettiamo, ci trascina nella tentazione.
III.
Il Maligno si serve delle persone che ci sono più vicine e care. Il Diavolo si
serve del nostro prossimo. Fu così che fece con Giobbe, servendosi di sua
moglie: «Ancora stai saldo nella tua integrità?» (Giobbe 2:8). Perfino la
moglie che riposa sul nostro petto, può divenire uno strumento di Satana per
indurci a peccare (Deuteronomio 13:6).
IV.
Egli ci tenta a compiere il male anche servendosi di persone buone. In tal
modo, ci porge il suo veleno in una coppa d’oro. Egli tentò Cristo per mezzo di
Pietro, quando questi cercò di dissuaderlo dal soffrire e di risparmiare la
propria vita (Matteo 16:21-22). Chi avrebbe mai potuto credere che le parole
del Tentatore potessero giungere al Redentore per bocca di un apostolo?
V.
Satana usa anche la religione per indurci a peccare. C’è veramente da tremare
se consideriamo che egli si traveste da angelo di luce (II Corinzi 11:14).
L’Avversario osò presentarsi a Cristo citando la Scrittura: «Sta scritto»,
disse. Il Diavolo nasconde il suo amo con l’esca della religione. Ad esempio,
molte persone sono avare e disoneste nell’uso del denaro, eppure si nascondono
dietro la scusa che stanno provvedendo ai “bisogni della propria famiglia”.
Questi sono i sottili stratagemmi che Satana adotta per tentarci.
b)
Adesso consideriamo l’estensione del suo potere nel tentarci. Fino a dove
giunge il potere dell’Avversario? Prima di tutto, egli può proporre l’oggetto
della tentazione, come fece nel caso di Acan, al quale propose la verga d’oro
(Giosuè 7:21). Inoltre, può avvelenare i nostri desideri e instillare pensieri
malvagi nella nostra mente. Come lo Spirito Santo ci stimola donandoci buoni
suggerimenti, così il Tentatore ce ne suggerisce di malvagi. Fu lui a mettere
nel cuore a Giuda di tradire Cristo (Giovanni 13:2). Satana può incitare e
infiammare le nostre concupiscenze, operando in modo da rendere il cuore
incline ad accogliere la tentazione. Sebbene egli non possa forzare la volontà
umana ad acconsentire, essendo un corteggiatore indomito, mediante la sua
continua sollecitazione al peccato, può provocarci fino a quando non finiremo
per commettere il male.
c)
Infine, la terza verità che dobbiamo tenere presente è che le tentazioni sono
governate da Dio, affinché rechino del bene ai suoi figli. Un albero scosso
fortemente dal vento, si radica ancora di più e diviene più stabile. Allo
stesso modo, il vento della tentazione non fa altro che stabilire nella grazia
ancora più fortemente i figli di Dio. Le tentazioni cooperano al bene di coloro
che amano Dio in otto modi diversi.
I.
La tentazione spinge l’anima a pregare. Più furiosa è la tentazione, maggiore
sarà il fervore della preghiera dei santi. Quando un dardo trafigge il cervo,
questi corre ancora più velocemente verso l’acqua. Quando il Tentatore scocca i
suoi dardi infuocati per trafiggerci, correremo il più velocemente possibile
verso il trono della grazia. Quando Satana inviò uno dei suoi messaggeri per
schiaffeggiare Paolo, l’apostolo disse: «Tre volte ho pregato il Signore perché
l’allontanasse da me» (II Corinzi 12:8). La tentazione è una medicina
preventiva, poiché ci fa pregare di più.
II.
La tentazione a peccare è un mezzo per tenerci lontani dal perseverare nel
peccare. Infatti, più un figlio di Dio è tentato, più lotterà contro quella
tentazione. Più l’Avversario istiga alla bestemmia, più il cristiano trema a
tale pensiero ed esclama: «Vattene via da me, Satana!» Quando la moglie di
Potifar tentò Giuseppe e quando la tentazione si fece più forte, più immediata
e pronta fu la sua reazione (Genesi 39:12). La medesima tentazione che il
Diavolo usa come un pungolo per stimolarci a peccare, nella mano di Dio è una
briglia che serve a frenarci.
III.
La tentazione opera per il nostro bene, perché impedisce che ci gonfiamo
d’orgoglio. La spina nella carne dell’apostolo, servì a pungerlo affinché non
si gonfiasse d’orgoglio: «Perché io non avessi a insuperbire per l’eccellenza
delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne» (II Corinzi 12:7). È
molto meglio quel tipo di tentazione che umilia, che quel tipo di religiosità
che rende orgogliosi! Per curare l’ipocrisia, Dio lascerà che il cristiano cada
nelle mani di Satana per qualche tempo, affinché non sia altezzoso e superbo.
IV. La tentazione opera per il nostro bene, poiché
diviene una pietra di paragone per provare cosa c’è nel nostro cuore. Il
Diavolo tenta per ingannare, ma Dio permette che siamo tentati per metterci
alla prova. La tentazione è la prova della nostra sincerità e dimostra che il
nostro cuore è casto e leale a Cristo quando, riuscendo ad affrontarla con
coraggio, resistiamo e voltiamo ad essa le nostre spalle.
V.
Le tentazioni operano per il nostro bene, poiché coloro che sono tentati sono,
poi, in grado di confortare gli altri che si trovano nella medesima condizione.
Conoscere per esperienza cosa significhi “essere schiaffeggiato da Satana”, ci
mette nella condizione di poter comprendere coloro che sono tentati e aggravati
e di fortificarli con parole di conforto e buoni consigli. Paolo conosceva bene
l’arte diabolica della tentazione: «Affinché non siamo raggirati da Satana;
infatti non ignoriamo le sue macchinazioni» (II Corinzi 2:11). Proprio per
questa ragione egli poteva avvertire e consigliare gli altri sulle terribili
armi di Satana (I Corinzi 10:13-15). Colui che è passato molte volte da un
certo luogo paludoso e pieno di sabbie mobili, è la persona meglio qualificata
a far da guida ad altri che intraprendono quel viaggio pericoloso. Colui che ha
conosciuto gli artigli del leone ruggente, che è stato atterrato ed ha
sanguinato, è la persona più adattata ad aiutare coloro che soffrono le
medesime tentazioni. Nessuno può conoscere i trucchi e gli stratagemmi
satanici, più di coloro che hanno speso molto tempo alla scuola di scherma
della tentazione.
VI.
Le tentazioni operano per il nostro bene, poiché ravvivano le compassioni
paterne di Dio verso coloro che sono tentati. Il figlio malato ed escoriato è
quello che riceve le cure maggiori. Quando uno dei santi è oppresso sotto il
peso della tentazione, Cristo prega e Dio Padre lo compatisce. Quando Satana
infiamma l’anima con la febbre della tentazione, Cristo giunge col suo divino
cordiale. Ciò indusse Lutero a definire le tentazioni come gli “abbracci di
Cristo”, poiché è in tali occasioni che il buon pastore si manifesta
maggiormente all’anima.
VII.
Le tentazioni operano per il nostro bene, poiché rendono i santi maggiormente
desiderosi di andare in cielo. È in cielo che i santi saranno veramente al
sicuro. Il cielo è un luogo di riposo ed è lì che non si udranno più gli spari
né fischieranno le pallottole della tentazione. L’aquila che si libra in volo e
si posa sulle vette più alte degli alberi, non teme più il morso del serpente.
Così è dei credenti: quando ascenderanno al cielo, non avranno più nulla da
temere dal Serpente antico. Mentre rimaniamo in questa vita, quando si conclude
una tentazione, ne giunge immediatamente un’altra. Ciò è designato proprio
affinché il popolo di Dio desideri maggiormente udire il suono della tromba
della ritirata, che è la morte. Infatti, solo allora essi lasceranno il campo
di battaglia e non udranno più i fischi delle pallottole, né i suoni minacciosi
dei tamburi di guerra o gli spari dei cannoni, e sarà il tempo in cui
riceveranno la corona della vittoria e le loro orecchie saranno eternamente
deliziate dal suono dell’arpa e della viola.
VIII.
Le tentazioni operano per il nostro bene, poiché in esse noi otteniamo la forza
di Cristo. Il Signore è il nostro amico e, quando siamo tentati, egli mette a
nostro servizio tutta la sua potenza: «Poiché egli stesso ha sofferto la
tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati» (Ebrei 2:18). Se
una povera anima dovesse lottare da sola contro il Golia dell’inferno sarebbe
certamente sconfitta, ma Cristo invia i suoi rinforzi e la fornisce di nuova
grazia. È così che “in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori” (Romani
8:37).
Domanda. A volte Satana riesce a far cadere un figlio di
Dio: com’è possibile che questo operi per il suo bene?
Risposta. Ammetto che a causa di una momentanea sospensione
della grazia divina e per la furia delle tentazioni, un santo può essere
sopraffatto; eppure perfino questa caduta, a causa della tentazione, sarà da
Dio governata affinché ne risulti un bene per lui. Mediante queste cadute Dio
apre la via alle forti e convincenti argomentazioni usate dalla grazia. Pietro
fu tentato di riporre una fiducia peccaminosa nei propri mezzi e divenne
presuntuoso confidando nelle proprie forze. Così, quando volle rimanere solo
con il proprio orgoglio, Cristo lo lasciò cadere, ma ciò servì per il suo bene
e gli fece versare molte lacrime: «Uscì e pianse amaramente» (Matteo 26:75).
Ciò lo fece divenire più modesto e non si permise più di dire che amava Cristo
più degli altri apostoli. La sua caduta ebbe l’effetto di spezzare il collo del
suo orgoglio.
Il
sorgere delle tentazioni induce i figli di Dio ad usare una maggiore vigilanza
e circospezione. Sebbene Satana sia riuscito ad attirarli nella trappola del
peccato, nel passato, adesso e nel futuro saranno più cauti. Staranno attenti a
non avvicinarsi nel raggio d’azione del leone, laddove la catena che lo
trattiene non è sufficiente a garantire che non saranno raggiunti dai suoi
artigli. Diverranno così più timidi e timorosi riguardo al peccato. Non
lasceranno mai la loro armatura spirituale e l’indosseranno assicurando ogni
pezzo mediante la preghiera. Saranno ben consapevoli che stanno camminando su
terreno sdrucciolevole e, pertanto, faranno grande attenzione a dove mettono i
piedi. Faranno la guardia alla loro anima e, vedendo sopraggiungere il Diavolo,
raccoglieranno le loro armi e mostreranno la forza della fede (Efesini 6:16).
Questo è tutto il danno che compie il Diavolo. Quando riesce ad attrarre un
santo nella trappola della tentazione, egli lo cura della sua superficialità e
negligenza, lo rende più vigilante e lo fa pregare di più! Quando le bestie
della campagna riescono a scavalcare il muro di cinta e danneggiano le
coltivazioni, il contadino lo rinforzerà e lo farà ancora più alto. La stessa
cosa accade ad un cristiano che è stato sopraffatto dal nemico: egli migliorerà
le proprie difese, in modo che i propri confini non siano più violati dalla
forza della tentazione. Il cristiano riparerà certamente le proprie mura
temendo sempre più il peccato ed essendo sempre più scrupoloso nel compiere il
proprio dovere. Per questa ragione, essere colpiti dalla tentazione opera per
il bene.
Obiezione. Ma insegnando che il cadere nella tentazione opera
per il bene, i cristiani diverranno negligenti e non si adopereranno a vincere
le tentazioni combattendo contro il peccato.
Replica. C’è grande differenza tra il cadere in tentazione
e il precipitarsi verso la tentazione. Il cadere nella tentazione opererà per
il bene, ma il lanciarsi verso di essa no! Colui che cade accidentalmente in un
fiume cercherà anche di venirne fuori e merita d’essere aiutato. Diversamente,
colui che in preda alla disperazione ci si butta col proposito di suicidarsi, è
colpevole della propria morte. È pura follia gettarsi volontariamente nella
fossa dei leoni! Colui che corre verso la tentazione fa come Saul che si gettò
sulla propria spada.
Da
quanto è stato detto, osserviamo come Dio disorienta il Serpente antico,
facendo sì che le sue tentazioni risultino per il bene del suo popolo. Se il
Diavolo sapesse quanto bene producono le sue tentazioni ai figli di Dio,
certamente si tratterrebbe dal tentarli. Lutero affermò: «Sono tre le cose che
formano il cristiano: la preghiera, la meditazione e la tentazione». L’apostolo
Paolo, nel suo viaggio verso Roma s’imbatté in un vento contrario (Atti 27:4).
Allo stesso modo, il vento della tentazione è contrario a quello dello Spirito;
ma Dio si usa anche di questo vento per condurre i santi al cielo.