IL PIÙ GRANDE COMBATTIMENTO AL MONDO
Charles H. Spurgeon

ESTRATTO (PAGINE 11-15)

 

INDICE

Prefazione all’edizione italiana

1. Il più grande combattimento al mondo

2. I mali del nostro tempo

 

IL PIÙ GRANDE COMBATTIMENTO AL MONDO

«Combatti il buon combattimento della fede» (I Timoteo 6:12).

Introduzione

Voglia Dio esaudire prontamente e copiosamente tutte le preghiere che sono già state innalzate, e molte altre possano continuare ad accompagnare questa nostra riunione! Il momento più toccante delle passate conferenze è stato proprio la santa unione di fede nella preghiera. Spero che non verremo mai meno in questo, ma che anzi diverremo sempre più fervidi e potenti nell’intercessione. In ginocchio il credente è invincibile.

Per molti mesi ho pensato con ansia a ciò che avrei dovuto predicarvi quest’oggi; certamente questo mio discorso è il frutto di molte preghiere. Mi piacerebbe saper parlare bene in un’occasione così degna, in cui sarebbe facile fare sfoggio della migliore oratoria. Tuttavia, desidero essere, come diceva la preghiera del fratello, completamente nelle mani del Signore, in questa come in ogni altra occasione. Sarei pronto a balbettare, se questo servisse a rispondere più pienamente alla volontà di Dio; e sarei contento perfino di rimanere muto, se la fame di parole umane potesse farvi nutrire meglio con quella carne spirituale che si trova solo in colui che è la Parola incarnata di Dio.

Sapete, io sono convinto che, in quanto predicatori, noi dovremmo prepararci con cura e cercare di fare il nostro meglio nel servizio del nostro gran Maestro. Mi sembra di aver letto che un giorno, mentre un manipolo di Greci stava difendendo, come un branco di leoni, il passo contro i Persiani, una spia, venuta per vedere cosa stessero facendo, tornò a riferire al gran re che si trattava solo di povere creature, perché erano intenti ad acconciare le loro capigliature. Il re, però, vide le cose nella loro vera luce, pensando che, se qualcuno dedicava del tempo, prima della battaglia, ad acconciarsi i capelli, allora significava che doveva tenere davvero molto al proprio capo, e che, quindi, non l’avrebbe mai piegato ad una morte codarda. Se, quando proclamiamo verità eterne, facciamo bene attenzione ad utilizzare il miglior linguaggio possibile, faremo credere ai nostri avversari che badiamo ancora di più alle dottrine stesse. Non dobbiamo essere soldati negligenti di fronte ad un gran combattimento, perché questa nostra trascuratezza potrebbe essere interpretata come scoraggiamento. Nella lotta contro le false dottrine, contro la follia mondana e contro il peccato, avanziamo senza timore dell’esito finale. Il nostro parlare, dunque, non dovrebbe prendere le mosse da una passione smaniosa, ma piuttosto da una profonda ponderatezza. A noi, che miriamo al trionfo, non si addice l’incuria. Compite bene il vostro lavoro adesso, affinché tutti vedano che non ne volete essere distolti. Quando il Persiano, in un’altra occasione, vide un gruppetto di guerrieri che avanzava, disse: «Che piccolo drappello di uomini! Certamente non possono essere intenzionati a battersi!». Ma qualcuno che gli stava vicino notò: «Lo sono, invece; infatti hanno pulito i loro scudi e lucidato la loro armatura». State pur certi che chi fa sul serio non si precipita disordinatamente. I Greci, nelle giornate di sangue, erano soliti manifestare l’austera gioia dei guerrieri adornandosi per bene. Fratelli, io credo che, se abbiamo un gran lavoro da fare per Cristo e intendiamo farlo, non saliremo mai sul pulpito o sul palco per dire la prima cosa che ci viene in mente. Se parliamo in nome di Gesù dobbiamo farlo nel modo migliore possibile. Certo, per colpire a morte non basta lo splendore degli scudi, né la morbidezza dei capelli del guerriero; serve una forza maggiore per poter perforare le corazze. È al Signore degli eserciti che io levo lo sguardo. Difenda lui il giusto! Avanzo senza paura né dubbi. Noi siamo deboli, ma il Signore nostro Dio è potente, e la battaglia appartiene a lui, non a noi.

Solo una cosa temo in qualche misura. Non vorrei che il mio profondo senso di responsabilità finisca per ostacolare la mia efficienza. Può infatti accadere che un uomo ritenga di dover fare qualcosa talmente bene da non esserne all’altezza. Un eccessivo senso di responsabilità può anche essere causa di immobilismo. Una volta raccomandai un giovane impiegato ad una banca. I suoi amici, giustamente, lo esortarono a fare molta attenzione nei suoi conti. Egli sentì ripetersi questa raccomandazione così tante volte che, alla fine, fu talmente scrupoloso da divenire nervoso. Così, mentre prima era sempre stato molto preciso, l’ansietà gli fece commettere errore su errore, finché, alla fine, non perse il posto. Esiste dunque il rischio di fare talmente attenzione alla forma e al contenuto dei propri discorsi da finire per sacrificare lo stile e per dimenticare proprio quei punti sui quali si voleva porre l’enfasi maggiore.

Fratelli, il motivo per cui vi faccio partecipi delle mie considerazioni private è che noi tutti abbiamo una medesima vocazione e, dovendo affrontare le stesse esperienze, è bene che sappiamo come stanno le cose. Noi che guidiamo, abbiamo le stesse debolezze e le stesse difficoltà di voi che seguite. Noi dobbiamo prepararci, certo, ma dobbiamo anche confidare in colui senza il quale nulla può avere un inizio, un proseguimento ed una fine sani.

Ho questa consolazione: che se anche vi esponessi il mio soggetto in modo inadeguato, sarebbe l’argomento stesso a parlarvi. Affrontare un argomento adatto è già una cosa buona. Non è bene, infatti, parlare di cose che non hanno alcuna importanza pratica. Come disse qualcuno molti anni fa: «È inutile parlare a proposito di un argomento che, in se stesso, non è a proposito». Per quanto bene si possa intagliare un nocciolo di ciliegia, al suo meglio non è altro che un nocciolo di ciliegia; mentre un diamante, anche se mal tagliato, rimane pur sempre una pietra preziosa. Quando l’argomento è molto importante, anche se il predicatore non può affrontarlo in modo sufficientemente degno, ciononostante, il fatto stesso di attirare l’attenzione su di esso ha un suo peso. Gli argomenti che prenderemo in esame quest’oggi sono estremamente urgenti. Ho scelto di trattare delle verità attuali e stringenti e, se voi ci mediterete sopra per conto vostro, il tempo occupato da questo discorso non sarà stato perso. Dentro di me prego con tanto fervore che possiamo trarre tutti quanti beneficio da quest’ora di meditazione! Mi rallegro che gli argomenti siano tali da poter essere esemplificati in questo mio discorso. Come il fabbro può istruire il suo garzone nel forgiare un ferro da cavallo, così noi possiamo rendere i nostri stessi sermoni degli esempi della dottrina che contengono. In questo caso possiamo mettere in pratica quello che predichiamo, se il Signore è con noi. Un esperto di gastronomia istruisce i suoi allievi eseguendo le proprie ricette. Egli prepara un piatto in presenza del suo uditorio e, mentre descrive le pietanze e la loro preparazione, gusta il cibo e lo fa assaggiare anche agli altri. La delicatezza dei suoi piatti gli assicurerà il successo, anche se non sa parlare con eloquenza; ed egli è più certo del suo successo di colui che sa soltanto suonare uno strumento e che lascia ai suoi uditori soltanto il ricordo di un bel suono. Se gli argomenti che proponiamo alla nostra gente sono buoni, essi stessi suppliranno alla nostra incapacità nell’esporli. Il servo è felice di passare inosservato, purché gli ospiti ricevano il cibo spirituale.

I miei argomenti riguardano la vocazione della nostra vita, la crociata contro l’errore e il peccato in cui siamo impegnati. Spero che ognuno di noi porti la croce rossa sul suo cuore e che sia pronto ad agire ed a rischiare per Cristo e la sua croce, senza mai ritenersi soddisfatto finché i nemici di Cristo non siano stati sbaragliati ed egli non sia soddisfatto. I nostri padri solevano parlare della «causa di Dio e della verità», ed è proprio per questo che noi portiamo le armi; i pochi contro i tanti, i deboli contro i forti. Quant’è importante dimostrare di essere dei bravi soldati di Gesù Cristo!

Oggi, come in ogni tempo, le cose più importanti per perseguire risultati pratici sono tre. La prima è il nostro equipaggiamento, ovvero la Parola ispirata; la seconda è il nostro esercito, ovvero la chiesa del Dio vivente, chiamata da lui stesso e che noi dobbiamo guidare, secondo l’ordine del nostro Signore; la terza è la nostra forza, quella che ci permette di portare le armi e di maneggiare la spada. Lo Spirito Santo è la nostra forza, tanto per essere quanto per operare; tanto per soffrire quanto per servire; tanto per crescere quanto per combattere; tanto per lottare quanto per vincere. Il terzo argomento è di somma importanza e, anche se lo affronteremo per ultimo, io lo considero primario.

IL DISCORSO SEGUE SVILUPPANDO I SEGUENTI PUNTI

Il nostro equipaggiamento

Il nostro esercito

La nostra forza