Perché la Scrittura è tutto ciò che
ci occorre
INDICE
Introduzione
1 Il modo in cui Dio
comunica con l’uomo
2 Un incontro con Dio
nella Bibbia
3 L’autorità della
Bibbia
4 Una dimostrazione
della sufficienza della Bibbia
5 Cibarsi della
Parola di Dio
Bibliografia p. 48
Un’amica
mi ha raccontato la storia di una giovane di sua conoscenza e del modo in cui,
dopo aver maltrattato i suoi genitori e disprezzato il loro amore, li aveva cancellati
dalla sua vita. In seguito quella ragazza divenne cristiana ma, nonostante la
sua conversione, non si preoccupò di riconciliarsi coi genitori. Quando la mia
amica le consigliò di farlo, la sua risposta fu: «Quando il Signore mi dirà di
farlo». La giovane spiegò che, fino a quel momento, il Signore non le aveva
fatto sentire nel cuore che avrebbe dovuto riconciliarsi con i suoi genitori.
Sarebbe stata disposta a farlo soltanto se Dio glielo avesse ordinato e il modo
in cui si aspettava di ricevere quell’ordine era esplicitamente mediante lo
Spirito Santo.
«Vuoi sapere come Dio vuole che tu agisca nei confronti dei
tuoi genitori? - chiese la mia amica - Non è necessario attendere che ti dica
qual è la sua volontà in proposito». La mia amica aprì la Bibbia in Esodo 20:12
e lesse: «Onora tuo padre e tua madre». Poi, rivoltasi alla ragazza le spiegò
che questo era ciò che Dio le comandava di fare e aggiunse: «Dio ti fa
conoscere chiaramente la sua volontà mediante lo Spirito Santo in questo modo».
Questo esempio evidenzia due modi del tutto diversi di porsi
dinanzi a Dio. Molte persone, infatti, si aspettano che Dio le ispiri
direttamente. Costoro credono in un Dio interiore che fa provare loro certe
emozioni, che trasmette dei pensieri alla loro mente e che comunica con loro
non tramite parole, bensì mediante una sorta di percezioni extrasensoriali.
Altri, invece, credono che Dio si sia rivelato
oggettivamente, vale a dire non tramite dei sentimenti o delle percezioni
indefinite, ma mediante un linguaggio umano. Costoro, per conoscere Dio, non
guardano dentro se stessi, ma si rivolgono alla sua Parola. Queste persone
credono che la volontà di Dio, ciò che egli ha fatto per noi e la sua relazione
personale con noi, trovino espressione in un libro unico, ispirato e
soprannaturale che, essendo quasi in tutte le case, rende Dio sempre
accessibile a chiunque voglia sfogliarne le pagine. Il nome di questo libro è
“sacra Bibbia”.
Tutti i cristiani, seppure in misura diversa, dichiarano di credere
alla Bibbia. Tuttavia, proprio tra i cristiani stessi, molti ritengono
inadeguata e pedante l’insistenza con la quale la Riforma protestante enunciò
il principio espresso dalle parole latine sola Scriptura. Con questa
formula si volle insegnare che la Scrittura, che è la Parola di Dio, da sola è
sufficiente per noi ed è l’unica rivelazione di cui abbiamo effettivamente
bisogno. Il risultato del rifiuto di tale principio è che molti hanno
affiancato alla Bibbia la tradizione ecclesiastica, la ragione umana, gli studi
scientifici, le ricerche sociologiche o le scoperte della psicologia moderna.
Altri ancora cercano di abbinare alla Bibbia le esperienze mistiche, le
convinzioni interiori e le rivelazioni personali. Oggi, tra i cristiani, si
riscontrano molti di questi casi.
Sebbene tutto ciò sia comprensibile, è difficile capire come
sia possibile che dei cristiani affermino che le rivelazioni soggettive offrono
una relazione con Dio più intima e personale di quella che si può ottenere
mediante la Bibbia. La difficoltà consiste nel fatto che una relazione
autentica e personale con Dio, un rapporto di comunicazione genuino, è
possibile soltanto mediante il linguaggio delle parole.
[…]
Dunque, perché dovrebbe sorprenderci il fatto che Dio parli
ai suoi figli mediante un linguaggio concreto, verbale, corrente e leggibile?
Dio è infinitamente al di sopra di noi, come potremmo conoscere qualcosa di lui
se non fosse stato lui stesso a prendere l’iniziativa e a rivelarsi? Inoltre,
tale rivelazione, potrebbe mai essere stata affidata solamente a dei
sentimenti? Non abbiamo forse bisogno di qualcosa di ben più concreto e
stabile? Per possedere una vera conoscenza di Dio non dobbiamo forse, prima di
tutto, sapere come egli ci considera e ciò che ha fatto per stabilire una
relazione con noi? Potremmo immaginare un mezzo migliore del linguaggio, ossia
della sua Parola, mediante il quale Dio ci parli?
Se questa Parola deve conferire un qualche beneficio a noi
mortali, deve necessariamente essere espressa in un linguaggio umano.
Comprendere come le tre persone della Deità comunicano tra loro e quale forma
assunse la Parola di Dio quando chiamò l’universo all’esistenza, è
assolutamente impossibile per la mente corrotta e limitata dell’uomo. Se Dio,
nella sua grazia meravigliosa, si propone di comunicare con noi, deve farlo in
termini a noi comprensibili. Egli deve usare un linguaggio parlato dagli esseri
umani, nel suo contesto storico e culturale, come avviene nel caso di tutti i
linguaggi umani, rispettandone la grammatica, la sintassi e i termini, in modo
che possa essere tradotto e trascritto. Dio, di solito, opera mediante dei
mezzi. Pietro scrisse: «Degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché
sospinti dallo Spirito Santo» (II Pietro 1:21). Le cose dette da questi uomini
sono state scritte e coloro che scrissero la sua Parola furono gli apostoli di
Cristo. Noi sappiamo che “ogni Scrittura è ispirata da Dio” (II Timoteo 3:16).
Le relazioni umane dipendono dalla comunicazione mediante una
lingua. Lo stesso vale per la relazione tra Dio e gli uomini. I cristiani
parlano a Dio in preghiera e Dio parla loro mediante le parole della Bibbia.
Spesso sentiamo dire alle persone: «Mostrami Dio», oppure:
«Se solo potessi vedere Dio… ciò basterebbe a farmi credere!» Molte religioni
sono fondate su cose visibili, ma per quelli che credono nella Bibbia, un Dio
visibile non è il vero Dio. I popoli pagani che vivevano vicino ai figli
d’Israele avevano degli dèi visibili. Il sole che appare in cielo ogni mattina
era un dio, come anche le stelle, il mare e ogni meraviglia della natura.
Inoltre i loro dèi erano visibili perché venivano rappresentati da immagini
scolpite, che poi erano poste nelle case e nei templi per essere adorate. Il
Dio di Abraamo e di Isacco, invece, non poteva assolutamente essere
rappresentato con cose visibili. Egli doveva essere conosciuto unicamente
attraverso la sua Parola.
La Bibbia ci fornisce delle scarse informazioni intorno al “vedere” Dio, mentre parla molto di “ascoltare” Dio. Sicuramente, dopo la morte, noi vedremo Dio (I Corinzi 13:12), ma, per ora, dobbiamo ascoltarlo mentre ci parla attraverso la Bibbia.