IL PRIMATO DELLA PREDICAZIONE
D. Martyn Lloyd Jones
Prefazione
Il primato della predicazione
Nessun sostituto
Cos’è la predicazione?
Probabilmente vi chiederete perché sono stato pronto ad esporre queste
lezioni sul tema della predicazione. Ci sono diverse ragioni. Ad esempio,
questo è stato l’impegno della mia vita. Ho speso quarantadue anni nel
ministero ed ho impiegato la gran parte del tempo predicando. Inoltre, questa è
una disciplina che ho studiato e discusso assiduamente durante tutti questi
anni, perciò sono consapevole delle mie mancanze e dei miei difetti come
predicatore. Tuttavia, la ragione fondamentale per cui sono pronto a parlare
della predicazione è che per me, il ministero della Parola è la vocazione
più alta, più grande e più gloriosa cui un individuo possa essere
chiamato!
Non ho alcuna esitazione nell’affermare che
il bisogno più urgente della chiesa oggi sia quello di una predicazione
autentica. Inoltre, se questo è il bisogno più urgente della chiesa, è ovvio
che lo sia anche del mondo nel quale viviamo. Quest’affermazione ci conduce al
primo quesito che dobbiamo discutere. Oggi, abbiamo bisogno della predicazione?
Vi è ancora posto per essa nella chiesa e nel mondo, oppure è “fuori moda”? Il
fatto stesso che ci si debba porre tali interrogativi, mi sembra mostri molto
chiaramente qual sia al presente la condizione della chiesa. A mio parere,
questa è la spiegazione principale dello stato di decadenza e dell’inefficacia
della testimonianza della chiesa nel mondo. Siccome il bisogno di una
predicazione autenticamente biblica è messo in dubbio, dobbiamo prendere le
mosse proprio da queste domande. In relazione al soggetto della predicazione,
accade spesso che si rivolga immediatamente l’attenzione ai metodi ed alle
tecniche che lo riguardano. Penso che questo sia un approccio errato. Dobbiamo
affrontare tale argomento considerandone prima di ogni altra cosa i presupposti,
il contesto generale ed i principi fondamentali. Infatti, a meno che non mi
sbagli di grosso, la maggiore difficoltà è che non si è compreso in modo chiaro
cosa sia realmente la predicazione. Perciò, prima di soffermarci sui
particolari, considereremo la questione in generale.
Il grande interrogativo è, dunque, il
seguente: abbiamo ancora bisogno della predicazione? Possiamo giustificare la
sua attualità? Tale quesito scaturisce da un altro, ancora più generale.
Viviamo in un’epoca in cui non solo la predicazione, ma altresì la realtà della
chiesa stessa è messa in discussione! Si sente sempre più spesso parlare di un
cristianesimo “libero” dalla religione. In molti pensano che forse sia proprio
la chiesa il più grande ostacolo per la fede cristiana. Costoro sostengono che
se vogliamo vedere le persone diventare cristiane è necessario sbarazzarsi
dell’idea stessa di chiesa, perché questo sarebbe il più grande ostacolo che
divide l’uomo contemporaneo dalla verità che è in Cristo.
Purtroppo, molte delle critiche mosse alla
chiesa sono vere. Vi sono molte cose che non vanno nella vita della chiesa: il
tradizionalismo, il formalismo, l’apatia ed altro ancora. Sarebbe da insensati
negare queste tristi realtà! Spesso ci domandiamo se alcuni raggruppamenti di
persone possano essere definiti chiesa! È molto facile, per una chiesa,
diventare come una comune organizzazione o come un club. Tuttavia, non è di
questo argomento che vogliamo parlare. Però, pur non affrontando direttamente
il tema della natura della chiesa, nel momento in cui consideriamo il ruolo e
l’importanza della predicazione, siamo costretti a prestare attenzione
all’atteggiamento generale verso la chiesa stessa. Allora, qual è la causa del
rigetto della predicazione? Perché ha perduto il ruolo che aveva un tempo e la
stima delle persone? Non è possibile non rendersi conto che la predicazione ha
sempre avuto un peso preponderante nella vita della chiesa. Perché, dunque, si
è verificato un tale declino? E perché si è giunti, addirittura, a mettere in
dubbio la necessità stessa della predicazione?
Risponderò a questi interrogativi esaminando, in primo luogo, alcune
cause generali e, in secondo luogo, quelle ragioni che dipendono direttamente
dalla chiesa. Quando parlo di cause “generali”, mi riferisco ad alcune idee
comuni nel mondo. Lasciate che illustri ciò che intendo dire. Quando cerco di
spiegare questo concetto in Inghilterra, di solito cito Stanley Baldwin, che fu
primo ministro negli anni ’20 e ’30. Quest’uomo ebbe ben poca influenza, tanto
che oggi il suo nome è praticamente sconosciuto. Eppure, egli influenzò notevolmente la gente sull’importanza
dell’eloquenza e dell’arte oratoria. Baldwin giunse ad occupare l’ufficio di
primo ministro dopo uomini del calibro di Lloyd George, Winston Churchill, Lord
Birkenhead ed altri della medesima levatura. Tutti costoro furono dei grandi
oratori. Ora, Stanley Baldwin, invece, non possedeva il dono dell’eloquenza e
comprese che per avere successo avrebbe dovuto svalutare l’importanza dell’arte
oratoria agli occhi della gente. Perciò, Baldwin indossò i panni di un
cittadino inglese semplice, onesto e comune. Egli confessava apertamente di non
essere eloquente, insinuando dubbi nelle menti delle persone sull’integrità di
coloro che, invece, lo erano. Egli pose tali diversità in antitesi e si
presentò alla gente come una persona ordinaria che non tollerava le belle
parole, ma che, al contrario, discuteva in modo schietto, semplice e chiaro.
Quest’atteggiamento nei confronti dell’eloquenza
è diventato comune, direi una moda tra i politici inglesi. Ora, ciò che vorrei
farvi comprendere è che tali opinioni hanno avuto, purtroppo, una forte
influenza anche sulla chiesa. Nei decenni scorsi, ha avuto origine una sorta di
diffidenza nei confronti dell’eloquenza e degli oratori. D’altro canto, il
ruolo della lettura nella società è stato notevolmente enfatizzato. Si sostiene
che oggi la gente sia più istruita di un tempo e che, di conseguenza, non debba
più dipendere dai grandi retori. Oltre ai libri ed alle biblioteche, oggi
abbiamo la radio e la televisione che portano la “verità” direttamente nelle
case. Sono convinto che tutte queste cose abbiano influenzato notevolmente
anche l’atteggiamento dei cristiani nei confronti della predicazione della
Parola di Dio.
Non voglio soffermarmi troppo a lungo nel
confutare questa generalizzata atmosfera di inimicizia verso la predicazione.
Dirò soltanto che è molto interessante notare che i più grandi uomini d’azione
sono stati altresì personaggi molto eloquenti. Non credo sia un caso che
durante le due guerre mondiali, i due leaders scelti dagli inglesi furono dei
grandi oratori. Dunque, coloro che vogliono dare l’impressione che chi sa
parlare bene sia da considerare soltanto un “cianciatore” sono smentiti dalla
testimonianza della storia. I più grandi uomini d’azione sono stati anche dei
grandi oratori. La storia del mondo dimostra che i personaggi che hanno
lasciato un’impronta nella vita dei popoli sono stati uomini in grado di
parlare in modo efficace e che sono riusciti, con i loro discorsi, a convincere
coloro che li ascoltavano.
Dopo queste considerazioni generali, volgiamo
la nostra attenzione alle ragioni della crisi della predicazione che dipendono
direttamente dalla condizione della chiesa. Non ho alcuna esitazione
nell’affermare che la prima di queste cause è la perdita della fede
nell’autorità della Scrittura e, quindi, nella verità. Sono sicuro che questo
sia il fattore principale. Se, come predicatore, non hai un’autorità finale su
cui poggiarti non puoi predicare! Una grande predicazione scaturisce sempre
da grandi verità! Le grandi verità danno vita, in ogni ambito, a grandi
discorsi. Fintantoché si crede che la Scrittura sia l’autorevole Parola di Dio
potremo ascoltare una predicazione genuina ed efficace, ma quando dai pulpiti
si comincia a speculare ed a fare ipotesi, allora anche la grandezza della
predicazione cristiana comincerà a tramontare. Infatti, non è possibile
speculare e discutere varie congetture nello stesso modo in cui si espone la
Parola che “non passerà mai”. È avvenuto che, a causa della sostituzione delle
grandi dottrine della Bibbia con temi di morale, di politica e di sociologia,
anche la predicazione è declinata. Questa, dunque, è la prima e la grande
ragione del decadimento della predicazione della Bibbia.
In secondo luogo, vi è stata una reazione
negativa al fenomeno dei grandi “attori” del pulpito. Specialmente durante la
seconda metà del secolo scorso, ve ne sono stati molti sia negli Stati Uniti
che in Inghilterra. Il modo in cui ho definito tali personaggi credo che sia
non solo interessante, ma anche accurato. Essi non erano predicatori, bensì, lo
ripeto, “attori” del pulpito! Intendo dire che costoro erano dei
“professionisti” del pulpito in grado di dominare l’uditorio. In loro era
evidente un atteggiamento da protagonisti ed erano esperti nel manipolare le
congregazioni, facendo leva sull’emotività della gente. Ora, il comportamento
di questi personaggi produsse una reazione. Il modo di intendere la predicazione
da parte di tali “attori” del pulpito è, secondo me, un’abominazione!
Questi “professionisti” del pulpito sono, in larga misura, responsabili del
rigetto della predicazione.
È interessante osservare che tale fenomeno si
è verificato anche nel passato e non solo in relazione alla predicazione della
Parola di Dio, ma anche in altri ambiti. Edwin Hatch, nel suo libro
sull’influenza del pensiero Greco sulla chiesa cristiana, spiega molto
chiaramente la natura di quanto stiamo considerando. Hatch sostiene che la
filosofia conobbe un forte declino nella vita dei Greci allorché la retorica
andò via via affermandosi. «Se osserverete la storia più da vicino», spiega
Hatch, «vi accorgerete che la retorica “assassinò” la filosofia. La filosofia
morì perché rimase reale solo per pochi. Essa cessò di essere strettamente
legata al pensiero ed alla condotta e cominciò ad essere associata alle lettere
ed alla retorica. I filosofi smisero di insegnare le verità che ardevano in
loro ed iniziarono a ricercare la finezza letteraria ed oratoria. In
quell’epoca, infatti, l’eloquenza aveva molto valore... Non appena sorge un
nuovo impeto filosofico o religioso, con esso sorge anche una classe di uomini
che ne coltivano appassionatamente la forma esteriore senza conoscerne la sostanza».
Queste osservazioni sono molto rilevanti a
riguardo di ciò che stiamo dicendo. Vedete, questi “attori” del pulpito hanno
reso la forma più importante della sostanza. L’arte oratoria e l’eloquenza
divennero realtà fini a se stesse e per questa ragione la predicazione diventò
una sorta d’intrattenimento.
Essi onoravano la verità “con le labbra”, ma la cosa più importante per
loro era la forma esteriore. Purtroppo, anche oggi siamo di fronte a tale
fenomeno. Siamo spesso costretti a subire una sorta di predicazione popolare
senza sostanza, soprattutto quando si tratta di riunioni d’evangelizzazione,
che ha causato un deterioramento della vera predicazione.
Infine, un altro fattore che ha influito
notevolmente è stata una concezione errata di ciò che un sermone dovrebbe
essere e, quindi, della natura stessa della predicazione. In questo caso, la
causa principale è stata la pubblicazione di sermoni. Mi riferisco ai sermoni
che sono stati pubblicati a partire dal 1890, in particolare a quelli dei predicatori
scozzesi. Ancora una volta, la forma ha preso il sopravvento sulla sostanza!
Credo che le cose siano avvenute più o meno in questo modo: questi predicatori
possedevano delle ottime capacità letterarie e per questa ragione,
inconsapevolmente, finirono per enfatizzare di più l’espressione letteraria che
il contenuto spirituale del messaggio. Essi davano grande importanza ai
dettagli stilistici, alle citazioni ed ai riferimenti storici. Per farla breve,
costoro stilavano dei saggi piuttosto che dei sermoni. L’errore fu proprio che
le loro stesure furono ricevute dal pubblico come sermoni e non per ciò che
erano in realtà. Senza dubbio, tale confusione sulla natura del sermone ha
contribuito in modo notevole al declino della predicazione.
Il risultato di tutti questi fattori è stato
il sorgere di una concezione completamente nuova della predicazione. Tale nuova
idea ha assunto diverse forme. Ad esempio, si è cominciato a definire la
predicazione “discorso”, anziché sermone. Un discorso, non più un sermone! Vi
fu un individuo negli Stati Uniti che pubblicò una serie di libretti dal titolo
molto significativo, “Discorsi tranquilli”. Vedete, “discorsi tranquilli”,
invece del grido dei predicatori! Il titolo stesso di questi libretti, ci fa
intendere che l’autore non predicherà affatto!
Vi è stata poi la nuova enfasi
sull’adorazione. Man mano che la predicazione è andata decadendo, sono stati
introdotti numerosi cambiamenti nell’ordine del culto. È stato detto che la
gente doveva partecipare di più nello svolgimento del culto e così sono state
incluse le cosiddette “letture responsoriali”. Inoltre, si è cominciato a
cantare molto di più e ad avere molta musica. È stato molto interessante
osservare questi mutamenti: più la vera predicazione è venuta meno, più si sono
affermati il canto, le corali, le musiche ed altro ancora. E tutto ciò è stato
fatto di proposito! Tutto ciò è una reazione alla predicazione della Parola di
Dio!
Ancora peggiore è stato lo sviluppo graduale
dell’intrattenimento durante i culti. Da una parte, il tempo a
disposizione per la lettura della Scrittura, per la preghiera e per la
predicazione è stato tagliato drasticamente, mentre dall’altra si è concesso
maggior spazio alle musiche, ai canti, alle corali, alle rappresentazioni
drammatiche e, addirittura, ai films. Oggi le chiese sono caratterizzate dalla
figura del “song-leader”, ossia di colui che guida l’assemblea nei canti e che
ha il compito di creare una certa atmosfera emotiva. Purtroppo, quando costoro
hanno creato una certa atmosfera non c’è più spazio per predicare in
quell’atmosfera!
Che dire poi delle testimonianze? Anche in
questo caso, quest’abitudine si è imposta col declino della predicazione. I
predicatori hanno cominciato a colmare il vuoto venutosi a creare, chiedendo alle
persone di condividere la propria testimonianza. Oggi sembra che la
testimonianza di personaggi celebri sia più importante dell’esposizione della
Parola di Dio! In genere, si pensa che le parole di un attore, di uno sportivo
o di un cantante siano diventate più efficaci della predicazione del Vangelo!
Tutto ciò non è altro che misero intrattenimento! La chiesa, avendo
voltato le spalle alla predicazione, si è affidata all’intrattenimento!
Un’ulteriore influenza deleteria è da
attribuire alla cosiddetta “consulenza”[1]. Ancora
una volta è evidente che il declino della predicazione è proporzionato
all’enfasi crescente sulla consulenza. Quest’attenzione eccessiva alla
dimensione privata è una moda di questo secolo. Tale atteggiamento è
giustificato in base alle difficoltà ed agli stress tipici dell’uomo del XX
secolo. Si afferma che le problematiche siano tali da richiedere che il pastore
conosca dettagliatamente i turbamenti ed i travagli delle persone le quali, a
loro volta, hanno bisogno di molte più attenzioni che non nel passato. Ma non è
tutto! Ci viene detto che è necessario trattare privatamente con le
persone, in quanto è solo quando dedichiamo la nostra attenzione esclusivamente
ad un individuo che siamo in grado di soddisfare i bisogni psicologici altrui e
di aiutarli davvero. Solo in questo modo potremo assistere le persone,
guidandole a risolvere i problemi che hanno, affinché vivano una vita ricca e
piena di soddisfazioni.
Dunque, tra coloro che ancora credono nella
realtà della chiesa si è manifestato questo mutamento nel modo di concepire la
natura ed il ruolo della predicazione. Sempre più spesso, tale cambiamento è
espresso da alterazioni di ordine materiale. Infatti, ho notato che in molte
sale di culto costruite recentemente il pulpito non occupa una posizione
centrale, bensì periferica. Il pulpito è sempre stato al centro dei locali di
culto, ma oggi invano ci guardiamo attorno cercando ciò che un tempo, per
grazia di Dio, sostituì l’altare!
Finora abbiamo parlato di quelli che ancora
credono nella chiesa. Volgiamo adesso la nostra attenzione a chi sostiene che
la chiesa stessa costituisca il più grande impedimento al progresso del
Vangelo. Mi riferisco, in particolare, a coloro che ci dicono che dovremmo
sbarazzarci di tutte le tradizioni che abbiamo ereditato. Costoro ci avvertono
che se vogliamo vedere le persone diventare davvero cristiane, dobbiamo
mescolarci con loro, vivendo gomito a gomito con la gente portando i pesi gli
uni degli altri.
Ho udito tali discorsi uscire anche dalle
bocche di predicatori! Di fronte alla drastica riduzione della partecipazione
alle riunioni di culto verificatasi specialmente in Inghilterra, alcuni dicono
che se i predicatori continuano ad esporre la Scrittura e la dottrina è normale
che accada una cosa del genere. Anzi, non hanno alcun diritto di aspettarsi
altro! «Alla gente» affermano costoro «non importa niente di queste cose! Le
persone sono interessate alla politica, alle questioni sociali, ai grandi mali
che affliggono il mondo quali la fame, le guerre e le ingiustizie! Perciò, se
davvero come cristiani vogliamo avere un impatto nel mondo, non solo dobbiamo
dibattere anche noi i temi della politica e della giustizia civile, ma è
necessario che siamo direttamente coinvolti in queste realtà. Se tutti questi
predicatori fossero attivi in questi campi anziché sprecare il tempo dietro ad
un pulpito, sarebbero molto più utili». Vedete: non la predicazione! Non
l’antico metodo!
La risposta della Scrittura
[…]
[1] Quando Lloyd Jones parla di consulenza, non si riferisce alla cura spirituale delle persone che deve caratterizzare l’opera pastorale, bensì alla tendenza contemporanea ad affrontare i problemi di natura spirituale mediante un approccio psicologico e, quindi, secolare.